Rimborsopoli, l'amarezza di Saffioti: «Ho lavorato molto, anche con incontri conviviali»
L'ex consigliere regionale non ci sta, ammette ci siano state delle «esagerazioni» da parte di colleghi ma non si sente un criminale
È dei giorni scorsi il verdetto della corte d'Appello di Milano sull'inchiesta denominata "Rimborsopoli", riguardante le presunte spese pazze di alcuni ormai ex consiglieri lombardi. Molti hanno patteggiato, diverse sono state le condanne. Tra questi anche cinque bergamaschi: Giosuè Frosio e Roberto Pedretti, entrambi ex iscritti alla Lega, Elisabetta Fatuzzo del Partito Pensionati, Marcello Raimondi e infine Carlo Saffioti di Forza Italia.
Quest'ultimo ha espresso oggi (giovedì 15 luglio) tutta la sua amarezza al Corriere della Sera Bergamo, spiegando di non starci ad essere ritratto come un criminale e che la politica si fa anche con le pubbliche relazioni: «La tesi che esce dalla sentenza è che decine di consiglieri regionali, di destra, centro e sinistra, stessero mettendo consapevolmente in atto un meccanismo truffaldino per accaparrarsi i rimborsi, contestando per di più la continuazione come aggravante. Tutti criminali in massa? È qui l’assurdità». Specifica che la sua attività di psichiatra in provincia gli garantiva già un buon tenore di vita, per cui non avrebbe avuto bisogno di attingere dalle risorse pubbliche per spese non giustificabili.
«Ma ci sarà anche stata (qualche esagerazione, ndr), non dico di no. So solo che ho lavorato molto, con una presenza continua sul territorio, e anche di incontri conviviali. Ho fatto politica sul territorio e invece l’interpretazione data dalla Procura di Milano, che è passata anche in secondo grado, è che dovevano essere consentite solo alcune spese e le attività all’interno del palazzo. Ma la logica di quei fondi era esattamente opposta, per portare semmai le istituzioni sul territorio, non il contrario. Poi qualcuno potrà anche dirmi: “Invece di andare al ristorante potevi organizzare un convegno”. Per carità, questo attiene alla discrezione di ognuno. Però tutto è sempre stato fatto alla luce del sole e non ammetto che si dica il contrario».
Saffioti ha anche espresso la sua intenzione di ricorrere in Cassazione, poiché in altre regioni politici trovatisi in una situazione simile alla sua sono stati assolti ed essendo convinto delle sue buone motivazioni per le proprie spese. Una scelta diversa da quella di molti ex colleghi, che hanno invece deciso di patteggiare.