Roma non fa quel che deve e il sindaco Giorgio Gori ha perso la pazienza
Lo Stato scarica sui Comuni i costi dei minori soli che sbarcano in Italia. Ritardo di 5 milioni nei pagamenti. E Bergamo fa ricorso al Tar
di Andrea Rossetti
Alla fine del suo mandato da sindaco di Bergamo manca poco più di un anno. E dentro di sé, probabilmente, Giorgio Gori già sa cosa vorrebbe fare “da grande”. Qualche indizio lo ha già fornito: vorrebbe occuparsi di calo demografico e immigrazione, cioè quelli che ritiene essere i problemi più pressanti del nostro Paese. Per il presente, ma anche e soprattutto per il futuro.
Questioni che già oggi è costretto ad affrontare da primo cittadino. «Si parla tanto degli sbarchi, delle Ong, dei salvataggi (o dei non salvataggi, purtroppo) in mare... Ma delle ricadute concrete del problema immigrazione non si dice niente. I Comuni sono lasciati soli da uno Stato inadempiente circa i propri doveri», dice Gori.
E lei ha perso la pazienza. Il Comune ha presentato ricorso al Tar del Lazio per chiedere che gli vengano pagati i costi sostenuti dal 2016 al 2022 per l’accoglienza dei minori non accompagnati.
«Si parla di cinque milioni e 65 mila euro. Il novembre scorso avevamo inviato una lettera di diffida per chiedere che lo Stato facesse il suo. Nessuno ci ha risposto e così abbiamo presentato ricorso. Ma i pagamenti sono solo una parte del problema».
In che senso?
«C’è un tema di inadempienza complessiva dello Stato rispetto ai suoi obblighi di legge sulla cura e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Il decreto legge 142 del 2015, articolo 19, commi 1, 3 e 3bis, dice che lo Stato deve provvedere alla primissima accoglienza e poi a quella attraverso i Sai (Sistema di accoglienza e integrazione, ndr). Solo se questi servizi non fossero temporaneamente disponibili i Comuni sono chiamati in causa, ma sempre senza dover sostenere costi».
Le cose non stanno andando proprio così...
«Per niente. Anche perché la legge aggiunge che, nel caso in cui i flussi fossero molto rilevanti, tocca alle prefetture, quindi di nuovo lo Stato, fare dei bandi per allestire dei Cas (Centri di accoglienza straordinari, ndr) per i minori. Insomma, lo Stato è inadempiente a monte e a valle».
Può fornire qualche dato?
«Il sistema Sai è, nei fatti, quasi inesistente: in Bergamasca gestisce solo trenta minori su trecento. La maggior parte di questi sono quindi sulle nostre spalle. Il fatto è che non sappiamo più dove accogliere questi ragazzi. Tutte le strutture del Nord Italia sono sature. Lo Stato deve iniziare a fare il suo lavoro».
Be’, ma Roma non paga neppure chi accoglie gli adulti. La Caritas di Bergamo vanta ancora un credito di circa quattro milioni di euro...
«Il problema infatti è generale. A Bergamo, però, penso che abbia pesato (...)