Terzo Polo in frantumi. E a Bergamo Niccolò Carretta riemerge dall'oblio
Rottura fra Renzi e Calenda. In Bergamasca, post sibillino dell'ex segretario regionale di Azione al centrosinistra: «Se sarò utile...»
di Wainer Preda
Di qua o di là, una cosa è certa: il progetto del Terzo Polo è politicamente morto. Lo ha ammesso persino Carlo Calenda: il partito unico non si farà. Ora si tratta di capire che fine faranno i diversi esponenti politici che ne sono parte.
L’esplosione divisiva di questi giorni nasce dal risultato, pessimo, ottenuto in Friuli. Lì i terzopolisti sono precipitati al due per cento. Aggiungiamo le sconfitte cocenti in Lombardia e Lazio, Matteo Renzi che va a fare il direttore di un giornale (e quindi libero di cannoneggiare anche gli alleati), la voglia del senatore di smarcarsi dall’ingombrante Calenda, la voglia dell’ex manager di sbarazzarsi dell’ombra di Renzi, e la frittata è fatta.
Solo che la separazione consensuale ora non è possibile. Perché di mezzo ci sono i fondi dei gruppi parlamentari. Una manciata di milioni che servono alla sopravvivenza sia di Azione sia di Italia Viva, e che svanirebbero in caso ognuno andasse per fatti suoi. Denari che in questo momento sono un elemento di unione, non di divisione.
Nulla si muoverà, presumibilmente, fino alle Europee. Ciò non toglie che in molti si stiano già guardando intorno. Un pezzo del Terzo Polo sta occhieggiando con interesse col centrosinistra. Contrariamente a quanto si vuol fare apparire, è quello di Renzi che pur sempre da Firenze viene. Tutto dipenderà dalle mosse del Pd e dal rapporto con il M5S.
Calenda in questo momento non guarda né a destra né a sinistra ma, come sempre, a sé. E questo ha messo in allarme i maggiorenti del partito Mara Carfagna e Mariastella Gelmini che non hanno alcuna intenzione di morire per l’ex manager e tantomeno di (...)