Quel che resta del pari a Torino (compreso il pestone al Papu)

Quel che resta del pari a Torino (compreso il pestone al Papu)
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Dalla serata di Torino arrivano almeno tre indicazioni molto importanti per l’Atalanta di Gasperini. Nulla che già non sapessimo, ma è sempre importante analizzare e valutare quello che le partite svelano, confermano, ribadiscono. La squadra orobica ha conquistato il terzo pareggio esterno della stagione in Sserie A, sempre in rimonta e sempre per 1-1: la prima volta è capitato a Verona con il Chievo, poi a Firenze contro i viola e ora a Torino contro i granata.

 

 

Prima indicazione: questa squadra sa giocare. Analizzando i 90' minuti più recupero andati in scena all’ex Olimpico di Torino, si capisce chiaramente che tra le due squadre è l’Atalanta ad avere una fisionomia ben precisa. I nerazzurri, sia nel primo che nel secondo tempo, hanno sempre cercato di manovrare e di mettere in campo il credo tattico di Gasperini; Mihajlovic in sede di presentazione aveva parlato di una formazione come quella orobica che è molto brava a pressare a tutto campo senza darti possibilità di giocare bene, ma la verità, ribadita senza possibilità di smentita anche all’ombra della Mole, è che la Dea di Gasperini deve cercare sempre di giocare il suo calcio senza farsi prendere dalla frenesia e soprattutto con un livello tecnico del tocco e delle scelte molto alto. Nel primo tempo troppi appoggi sono stati sbagliati e, come confermato da Gasperini, non è quasi mai capitato di vedere tre passaggi di fila fatti per bene. Quando è entrato Ilicic le cose sono migliorate e per 45' minuti si è vista una squadra fare la partita e l’altra provarci in contropiede.

Seconda indicazione: Ilicic è fortissimo. Dopo la pochezza tecnica del primo tempo, la luce nella partita l’ha accesa uno che quando ha il pallone tra i piedi può fare sostanzialmente due cose: esaltare o irritare. Josip Ilicic è un giocatore fantastico quando ha la luce giusta, a Torino dopo una manciata di secondi aveva già attraversato il campo creando un pericolo in area avversaria e oltre al gol si è meritato la palma del migliore in campo per una serie infinita di motivi. Gasperini prima della gara con il Benevento aveva commentato che questa squadra non può permettersi sempre una punta più Ilicic e il Papu, ma se il ragazzo gioca così è stranissimo vederlo fuori dai titolati. L’allenatore lo conosce, lui è consapevole di essere bravo ma non accetta discorsi sulla continuità. La verità, come sempre, sta nel mezzo e racconta che un elemento con quei mezzi gioca a Bergamo perché, probabilmente, in carriera non è stato sempre sugli stessi livelli: se fosse riuscito ad essere più costante avrebbe vinto molto di più giocando anche in squadre importanti.

 

 

Terza indicazione: Berisha è una certezza, nel bene e nel male. In una squadra che punta al vertice, la base di ogni ragionamento è questa: servono un portiere che para e un centravanti che segna. A Bergamo non c’è un bomber da 20 gol ma in porta Gasperini ha ottime certezze dall’estremo difensore albanese Berisha. Tra i pali l’ex Lazio è bravo, a Torino nel primo tempo i suoi interventi su Obi e Ljajic sono stati molto importanti e dopo il riposo (con il risultato già sull’1-1) si è ripetuto in tuffo su Belotti. L’unico grande problema di Berisha è rappresentato dalle uscite alte: nonostante la stazza (parliamo di 194 centimetri, potenzialmente quasi 2,5 metri con le braccia protese in alto e in allungo), il numero 1 non è sempre padrone dell’area piccola. Sulla rete del Torino, il suo intervento lascia molto a desiderare e senza andare troppo lontano, anche a Nicosia e a Milano con l’Inter qualcosa in più si poteva fare. Gli errori fanno parte del gioco e fortunatamente ne commette pochi, ma in quel fondamentale il ragazzo può e deve certamente migliorare.

Appunto finale: il Var. Chiudiamo con una breve considerazione sul Var. In occasione dell’ultima azione della partita di Torino, con Gomez scattato in contropiede contro Sirigu (posizione irregolare, giusto dare punizione contro), ci sono almeno un paio di dettagli che devono far riflettere. Il primo riguarda l’assistente Tonolini, che si è mosso sotto la tribuna centrale: va bene che con il Var tutti si sentono più sicuri e l’indicazione è di non segnalare, ma se il fuorigioco è netto la bandierina va alzata. Tutto questo lo diciamo anche perché Gomez arriva davanti a Sirigu e il portiere del Torino lo stende rifilandogli una brutta tacchettata al quadricipite. Il rischio corso dal nostro capitano è stato altissimo, ma giovedì il Papu serve come il pane e le sue condizioni saranno valutate già nelle prossime ore a Zingonia.

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