L’assessore Massimo Sertori

Vecchi e nuovi frontalieri: ecco cosa cambia con l’ultimo accordo Italia-Svizzera

In questa rubrica pubblichiamo le risposte della Giunta regionale alle domande dei nostri lettori. In questa occasione l'assessore ai Rapporti con la Confederazione elvetica chiarisce la situazione per chi lavora oltre confine

Vecchi e nuovi frontalieri: ecco cosa cambia con l’ultimo accordo Italia-Svizzera
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Riprendiamo la rubrica che mette in contatto diretto Regione Lombardia e i nostri lettori: scrivete a laregionerisponde@netweek.it e i vari assessori regionali competenti, di volta in volta, risponderanno in questa pagina alle vostre domande e segnalazioni, che possono interessare tutti i lombardi, dalla sanità ai trasporti, dalla sicurezza alla cultura, dall’economia al sociale.
Il nostro obiettivo è quello di avvicinare le istituzioni ai cittadini, raccogliendo le istanze locali per portarle all’attenzione della politica.

Vecchi e nuovi frontalieri: ecco cosa cambia con l’ultimo accordo Italia-Svizzera

Vi contatto in merito alla nuova legge sui frontalieri. Non è possibile che un vecchio frontaliere passi a nuovo frontaliere solo perché per quanto si evince è fuori fascia, anche quando in fascia potrebbe esserci, e parlo della provincia di Sondrio, o almeno di alcuni comuni, che in linea d’aria rientrano eccome nei 20 km dal confine svizzero. Chiederei gentilmente di revisionare la questione dei 20 km perché la situazione per molte famiglie diventa veramente insostenibile. Grazie mille per l’attenzione.
Elisa (Dubino - Sondrio)

Risponde Massimo Sertori, assessore di Regione Lombardia con delega ai Rapporti con la Confederazione elvetica

Il nuovo “accordo frontalieri” Italia-Svizzera, firmato il 23 dicembre 2020, è stato ratificato dal Parlamento italiano il 13 giugno 2023 per entrare in vigore il 1° luglio.
Chi era già frontaliere a tale data continua a essere considerato “vecchio frontaliere” e pertanto a versare le imposte in Svizzera che ne ristornerà il 40% all’Italia per i prossimi 10 anni. L’accordo sottoscritto da tutte le parti (compresi i sindacati che ne hanno concordato i Memorandum) specifica che è frontaliere chi rientra ogni giorno. Non lo è chi soggiorna settimanalmente in Svizzera. I “Permessi G” sono simili e non danno modo di comprendere bene la situazione del cittadino lavoratore. Per la definizione dei Comuni di frontiera, si ricorda che la Svizzera eroga i ristorni contemporaneamente alla trasmissione di una lista di Comuni di frontiera che l’Italia non ha mai contestato (dal 1974 al 2023). La Svizzera ritiene che i cosiddetti “vecchi frontalieri” devono essere residenti nei Comuni presenti sulle “vecchie liste”.
A seguito del nuovo Accordo, l’Italia ha commissionato all’Istituto geografico militare il rilievo dei Comuni rientranti nella fascia dei 20 km di confine. Da questo studio sono emersi ulteriori Comuni che non figurano nelle precedenti liste. Secondo alcune interpretazioni giuridiche, il nuovo elenco può valere solo dall’entrata in vigore del nuovo accordo, vale a dire dall’1 gennaio 2024.
Per quanto riguarda la Valtellina, va sottolineato che la provincia di Sondrio è interamente confinante con la Svizzera. Il Cantone Grigione ha definito la quasi totalità dei Comuni della provincia di Sondrio quali comuni confinanti. Nessun Comune della Provincia di Sondrio è inserito nelle vecchie liste del Canton Ticino e lo stesso non ha mai ristornato a questi Comuni le imposte versate dai propri residenti. L’Italia, attraverso la circolare 38/2017 dell’Agenzia delle Entrate, ha specificato che i frontalieri residenti nei Comuni di confine non erano “imponibili” in Italia, indipendentemente dal cantone frontista. Per l'Italia tale concetto è immutato, ma essendo la questione bilaterale deve essere convinta anche la Svizzera.
Condividiamo la preoccupazione di molti lombardi ed è per questo che Regione Lombardia sta sostenendo questa tesi (sul tema c'è anche una mozione approvata all'unanimità dal Consiglio regionale) e sta interagendo con il Mef affinché la tematica sia al più presto chiarita così che i “vecchi” frontalieri residenti nei territori di confine siano riconosciuti tali. Anche il ministro Giorgetti sta approfondendo questa questione.

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