Il nome di Riccardo Bonaldi è tra quelli proposti per le benemerenze civiche del Comune di Bergamo: quando aveva 24 anni e ricopriva il ruolo di co-pilota in un volo decollato da Mogadiscio, in Somalia, nel 2016 contribuì a riportare l’aereo a terra dopo lo scoppio di un ordigno. In questo modo, salvò le vite degli oltre settanta passeggeri, in un episodio che fu riportato da diverse testate a livello internazionale.
A proporre il riconoscimento è stato ieri (giovedì 30 ottobre) il consigliere Alessandro Carrara, in un documento presentato a Palazzo Frizzoni e firmato anche da Alberto Ribolla, Andrea Pezzotta, Luca Nosari e Giulia Ceci.
La candidatura di Bonaldi
«Durante il viaggio esplose un ordigno all’interno del bagaglio di un passeggero, provocando una voragine nella cabina e mettendo a serio rischio la vita dell’intero equipaggio e dei passeggeri – ha ricordato Carrara -. In quel momento concitato Bonaldi, che ricopriva la funzione di vicecomandante del volo, mantenne la lucidità. Con coraggio, sangue freddo e una straordinaria capacità di reazione collaborò con l’equipaggio per mettere in sicurezza l’aereo, tranquillizzare i passeggeri e consentire l’atterraggio d’emergenza, che salvò decine di vite».
Il suo comportamento per Carrara ed i promotori della candidatura è risultato determinante ed è stato raccontato da tutti i principali quotidiani locali, diventando motivo di orgoglio per la comunità. «La storia di Riccardo però non si limita a un gesto eroico. È il profilo di una generazione di giovani bergamaschi che, con serietà e dedizione, hanno costruito il proprio percorso attraverso lo studio e il lavoro, portando nel mondo i valori della nostra terra» ha puntualizzato.
«Un ragazzo – ha proseguito – che si è messo in gioco con responsabilità, che si distingue non per ciò che dice ma per ciò che fa. Credo che il suo esempio rappresenti pienamente lo spirito della benemerenza civica: premiare chi, con atti concreti e scelte coraggiose, ha dato lustro alla città e ai suoi valori fondanti. Riccardo Bonaldi ha dimostrato responsabilità e altruismo in un contesto estremo, incarnando un impegno civico reale».
Il vicecomandante e l’attentato
Al tempo Bonaldi, di Longuelo ed ex studente del Lussana, era iscritto alla Gestair Flying Academy di Barcellona, che ha una sede anche all’aeroporto di Orio al Serio. Dal carattere riservato, al tempo era stato contattato dopo l’evento da diversi giornali, ma aveva preferito non commentare l’accaduto. Del resto, c’era anche un’indagine in corso per chiarire le dinamiche.
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All’inizio, infatti, il governo di Mogadiscio aveva ricondotto la causa della deflagrazione al difetto di una bombola d’ossigeno che uno dei passeggeri aveva portato a bordo. Tuttavia, in seguito ai primi forti sospetti e alle indagini, era venuta fuori la verità: si era trattato di un attentato. In alcuni filmati dentro l’aeroporto africano erano stati ripresi due uomini che consegnavano a un uomo un computer portatile, con all’interno un congegno esplosivo.
Un altro video poi diffuso mostrava un corpo carbonizzato precipitare dal velivolo dopo lo scoppio: era quello del terrorista, Abdullahi Abdisalam Borle. Il cadavere fu poi ritrovato a 35 chilometri di distanza dalla capitale somala. Una vicenda davvero sconvolgente, che avrebbe potuto avere esiti estremamente tragici, se non fosse stato per la prontezza del pilota e del suo vicecomandante bergamasco.