Gli studenti delle scuole superiori lombarde in un limbo: a scuola il 18 gennaio, oppure no?
Il Tar ha sospeso l'ordinanza della Regione che prevedeva il ricorso alla didattica a distanza integrale fino al 24 gennaio. Se la Lombardia diventasse zona rossa, come anticipato dal presidente Fontana, sarebbero le norme governative a lasciare a casa gli studenti dalla seconda media
Gli studenti delle scuole superiori bergamasche sono sospesi in un limbo. Da un lato, infatti, il Tar ha accolto il ricorso del comitato “A scuola!”, sospendendo l’ordinanza di Regione Lombardia che aveva prorogato la didattica a distanza integrale per gli studenti delle scuole superiori fino al 24 gennaio. Dall’altro se la Lombardia diventasse zona rossa la Dad sarebbe prevista dalle norme anti contagio governative.
In virtù della sentenza del tribunale amministrativo almeno il 50 per cento degli studenti deve tornare fisicamente in aula. Un’ipotesi prevista anche la bozza del nuovo Dpcm, in vigore da sabato 16 gennaio al 5 marzo, a patto che la Lombardia resti in zona arancione. Tutto però fa pensare che accada l’esatto opposto.
Il presidente Attilio Fontana ha anticipato nel corso di un evento organizzato questa mattina a Concorezzo (Monza-Brianza) che, secondo il monitoraggio settimanale del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, la Lombardia si tingerà nuovamente di rosso. «Ho appena parlato con il Ministro Speranza – ha dichiarato -, diventiamo zona rossa. È una punizione che la Lombardia non si merita. Mi ha detto che farà fare ancora dei controlli». La zona rossa non colpirebbe soltanto i liceali: tornerebbero a seguire le lezioni da casa anche gli studenti delle seconde e delle terze medie.
L’ordinanza a firma del Ministro Speranza ancora non c’è. Nel frattempo si sono mossi anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli, che in una lettera hanno chiesto deroghe alle restrizioni almeno per la Bergamasca. Nel nostro territorio si registra infatti un tasso di 61 casi positivi al Covid ogni 100mila abitanti. Un valore molto vicino a quello fissato per entrare nella nuova zona bianca, che prevede molte libertà, e nella quale entrerebbero quei territori con un’incidenza dei contagi per tre settimane consecutive inferiore a 50 casi ogni 100 mila abitanti.
Nei confronti del protrarsi da circa un anno della didattica a distanza sta montando una progressiva insofferenza nei ragazzi. Lo dimostrano le proteste pacifiche di alcuni studenti all’esterno dei licei Sarpi, Mascheroni e Manzù, che hanno fatto lezione “in presenza” collegati ai propri pc e tablet all’esterno delle scuole.