Terzo giorno di protesta per i filopalestinesi in università: «Dall'ateneo nessuna azione concreta»
Il collettivo chiede «la rescissione degli accordi con università israeliane che sostengono le azioni del Governo e la società Leonardo»

Si è arrivati ormai al terzo giorno di protesta per gli studenti filopalestinesi accampati sul prato di Sant'Agostino all'Università di Bergamo. Oggi (mercoledì 15 ottobre) il collettivo ha invitato ancora una volta il rettore Sergio Cavalieri a raggiungerli, per un incontro a porte aperte.
L'intento è quello di «discutere delle rivendicazioni, esplicitate nelle mozioni approvate dalla Consulta studentesca e sostenute dalle oltre cinquecento firme raccolte. Il documento redatto dall'Università e approvato durante lo scorso Senato accademico risulta insufficiente e non comporta nessuna azione concreta in contrasto al genocidio in corso».
Chiesto stralcio degli accordi
Tra le richieste principali, oltre alla condanna dell'operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza, c'è anche quella di rescindere definitivamente gli accordi di ricerca ed Erasmus con le università israeliane, «che hanno un ruolo attivo nelle azioni militari e nel mantenimento dello stato di apartheid». Inoltre si chiede che «l'Università si impegni a non prendere più accordi con le aziende belliche, poiché crediamo che la ricerca non debba in alcun modo sostenere la guerra, come sancito dall'articolo 11 della nostra Costituzione».
Nello specifico, il collettivo UniBg for Palestine vuole che si rescinda l'accordo con la Hebrew University of Jerusalem, ma anche quello interuniversitario di mobilità Erasmus Extra-Ue con l’Ort Braude College, ad oggi solo sospeso, accusando l'ente di «collaborare e sostenere attivamente l’esercito israeliano». Si domanda inoltre lo stralcio dell'accordo interuniversitario di ricerca con la Bar Ilan University (anche questo, al momento sospeso), che «ha dichiarato sostegno incondizionato a tutte le azioni del Governo e dell’esercito israeliano».
Basta rapporti con università israeliane e Leonardo
Si chiede poi all'Ateneo di «non intrattenere ulteriori accordi con università israeliane, finché non verranno garantiti i diritti umani della popolazione palestinese». Infine, il gruppo vuole che l'Università si prenda l’impegno a non intrattenere accordi con le istituzioni militari e le aziende produttrici di armi, come Leonardo Spa, che ha fornito veicoli, attrezzature militari, armi e munizioni a Israele.