La lettera

Uno studente bergamasco racconta la didattica a distanza: «Non parliamo né ridiamo più»

Sebastiano frequenta la quinta superiori. E giovedì 7 gennaio è tornato in aula. Virtualmente. E ha notato che le cose sono peggiorate ancora, e di molto

Uno studente bergamasco racconta la didattica a distanza: «Non parliamo né ridiamo più»
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Pubblichiamo la lettera che ci ha scritto Sebastiano, uno studente di quinta superiore, e nella quale racconta la sua (pessima) esperienza con la didattica a distanza.

Giovedì 7 ho ricominciato a frequentare le lezioni, a casa e davanti al computer. Sono stato subito accolto dalle mie professoresse, che per sciogliere il clima impacciato hanno deciso di fare le solite domande su come ognuno di noi avesse trascorso le vacanze, se avessimo avuto problemi, e così via. A differenza del solito, però, anche solo rispetto a novembre scorso, ma soprattutto rispetto a un anno fa, i miei compagni sono rimasti inerti, non hanno risposto nulla. Quando la prof ha rivolto la domanda direttamente a qualcuno di noi, la risposta è stata così laconica («Bene, grazie») che sono rimasto colpito. Siamo diventati così chiusi, così lontani?

Poi abbiamo cominciato la normale lezione. In tanti hanno detto la loro, si è parlato molto della qualità dell’insegnamento, dell’attendibilità di verifiche scritte e orali, della quantità dei compiti, ma è stata posta molto poco l’attenzione su quello che forse, in una scuola superiore, è l’aspetto più importante: le relazioni all’interno delle classi e della scuola.

Per molti questi sono gli anni più intensi della vita, ricchi di nuove esperienze e di amici, portano con sé memorie tra le più belle e spensierate, e non certo per la qualità dell’insegnamento o per i voti, ma perché a quest’età vedere i propri compagni rende allegri, riempie di quella sensazione unica, dove qualsiasi pretesto è buono per ridere e divertirsi in un modo che a persone adulte è spesso estraneo. Oggi purtroppo tutto ciò è cambiato, radicalmente: il tempo non scorre più a fianco degli amici, ma davanti a uno schermo blu.

Forse oggi l’impegno dello studio è meno oneroso, e ciò può aver migliorato le vite degli studenti, ma questo non può certo compensare tutte le relazioni che sono state perse: perché in videolezione non si parla con il compagno di banco, non si esce all’intervallo e non si incontrano le altre classi, non si vede il personale, il bidello con cui scambiare il saluto o la battuta.

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