alà, cor!

Mettetevelo bene in testa, quando correte. Il cappello, intendiamo

Consigli pratici per difendersi dalla calura. Ci vuole un po’ di buon senso, innanzitutto: in primo luogo l’orario, poi il percorso

Mettetevelo bene in testa, quando correte. Il cappello, intendiamo
Pubblicato:

di Marco Oldrati

 

Oy que calor …

La settimana scorsa maledicevamo i temporali delle sette di sera, questa settimana qualcuno ha già cominciato a lamentarsi del caldo, quindi, sotto a chi tocca.

L’articolo parte con una considerazione benedicente nei confronti della geografia idraulica e “impiantistica” della nostra città: a Dio piacendo, per correre sui colli non c’è bisogno di andare in giro con la borraccia, se conto le fontanelle (e le conto per difetto) ne trovo una ogni tre o quattro chilometri e dove non ci sono le fontanelle c’è un bar.

E ringraziamo anche di un’altra opportunità: l’acqua c’è ed è “buona”, la fornitura dell’acquedotto, dalla Vedovella sul Sentierone fino alle belle torrette verdi in giro per i colli, è sempre piacevole da vedere e da gustare.
Ma non solo! Stiamo parlando anche di un ambiente che ha alcune caratteristiche come la quantità di vegetazione e le correnti d’aria che ne fanno un piccolo paradiso: chi ha corso da Valmarina a Sombreno in questo periodo si è trovato in una specie di galleria verde, una situazione che si replica anche alla Madonna del Bosco da Longuelo, o al Pascolo dei Tedeschi da Valbrembo, per non parlare di chi si tiene sul crinale che collega appunto il Santuario di Sombreno alla Bastia o chi scende dalla Bastia giù verso la Ramera.

Tettoie curve di rami e fronde che fanno da quinta di teatro a tratti di percorso spesso quasi cupi rispetto allo sfavillare del sole prima di entrarci: provate questa sensazione per esempio quando dopo il rettilineo di inizio della salita al Pascolo dei Tedeschi superate il secondo tornante… vi sembrerà di entrare in una caverna, che la mattina stilla umidità, col rischio di vedere oltre alle lepri di cui vi abbiamo già parlato anche le lumache abbarbicate sui muretti muschiati esposti a nord. L’ultima l’ho trovata a due passi dalla fontanella in cima alla salita, che sguazzava nel fogliame umido attorno alla conca da cui saliva un rinfrescante zampillo.

Ma correre in questo periodo e in genere quando fa caldo richiede un po’ di buon senso: in primo luogo l’orario. So bene che ci si abbronza correndo, lo dico con il tono esperto di chi si è trovato la “maglietta del muratore” più volte “stampata” sulle braccia, ma sole e ore di massimo caldo sono da evitare.

Mettetevelo bene in testa, il cappello dico, o qualcosa che vi protegga dal caldo! Può sembrare una stupidaggine, ma il famoso cappellino, magari bagnato, ripetutamente, a tutte le fontanelle che abbiamo decantato prima, è fondamentale. Non siete degli amanti del cappello? I più tecnici o “tennici” (come s’dìs a Berghem) arrivano addirittura alle visiere, che fanno molto professional, ma hanno comunque la loro utilità.

Meno gli occhiali da sole: le stanghette sulle orecchie e il sudore non vanno gran ché d’accordo, così come pantaloncini (fuseaux, leggins) e magliette troppo attillati, concessi forse solo alle ragazze in formato di top sostenenti, ma più per la leggiadra visione dei runner maschi che per loro. Pensate anche a un particolare che potrebbe sembrare buffo, ma sudando molto potreste avere anche irritazioni della pelle da sfregamento (interno coscia, capezzoli) da proteggere con creme grasse prima di cominciare la vostra corsa.

Attenzione anche alle scarpe e alle calze: il calore è una gran fregatura, per i piedi, per cui badate ad essere comodi ma non troppo, che il vostro piede non “navighi” dentro la scarpa, perché altrimenti vi troverete con delle bolle, le classiche “fiacche” ai lati esterni di alluce e mignolo, ma nemmeno costringetevi dentro una Vergine di Norimberga tirando le stringhe all’estremo, otterreste effetti devastanti.

E ascoltatelo, questo piede, cercate di appoggiarlo come Dio comanda, senza traumi, non di punta e non piatto, ma facendo la classica rullata, in modo da distribuire carico e spinta su tutta la suola della scarpa. Se non vi sembra troppo, guardate come lo appoggiate a terra per capire se il dolore che sentite è determinato proprio da come state correndo.

E badate a come scegliete il percorso: può sembrarvi una stupidaggine, ma la varietà di situazioni che ci offre il fatto di correre in zone così “variegate” è impressionante: evitate di correre chilometri interi con il sole in fronte, pensate l’itinerario in funzione di qualche fontanella da trovare lungo il percorso, rallentate o camminate addirittura se vi manca il fiato, perché il cambio di stagione è il momento in cui un calo di zuccheri o un calo di pressione vi può costringere a mettervi seduti e vi può spingere a dire “Chi me l’ha fatto fare?”.

In realtà correre con il caldo (ancor più che con il freddo) è una prova d’intelligenza: percorso, ritmo, abbigliamento, orario sono variabili da tenere in considerazione attentamente, per evitare di disamorarvi di una cosa che detto fuori dai denti è una fidanzata che non tradisce mai, siamo noi che non sappiamo trattarla adeguatamente. Lei è sempre “disponibile”, impariamo a frequentarla: la soddisfazione potrebbe portarci ad un matrimonio da nozze di diamante!

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