ALÀ, CÓR!

Tra dimagrire e divertirsi c’è di mezzo la corsa: la parabola di Luca

Un creativo, una persona che fa dell’irregolarità e della dissonanza la sua metodologia di lavoro. Ma ha avuto costanza e ha perso 25 chili

Tra dimagrire e divertirsi c’è di mezzo la corsa: la parabola di Luca
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di Marco Oldrati

Sono in tanti che partono con buoni propositi, alcuni addirittura con l’ordine del medico o del dietologo: «Fai movimento!», e sono tanti quelli che rinunciano, sfiancati dalle difficoltà, dalla fatica, dagli errori iniziali come quello di sopravvalutare i propri trascorsi di “atleta” o presunto tale. Nel caso di Luca le premesse perché la cosa non funzionasse c’erano tutte. Lui è un creativo, una persona che fa dell’irregolarità e della dissonanza la sua metodologia di lavoro, per cui l’idea che potesse rispettare impegni o tabelle era quanto di più distante dalla mente di chi lo conosceva. E invece… e invece l’essenziale è invisibile agli occhi, direbbe il Piccolo Principe: la sua autostima, impastata di estroversione e voglia di scoprire che cosa succederà domani, ha fatto la differenza. E voi direte «che cosa c’è di strano? Doveva dimagrire ed è dimagrito».

No, non è tutto così semplice o lineare, soprattutto in un “caso umano” come il suo. Già, perché oltre ad essere ben oltre il quintale, Luca per non farsi mancare niente si è regalato anche una discopatia congenita da schiacciamento fra due vertebre lombari. Bene, se volete sapere qual è il punto più delicato della schiena di un qualsiasi corridore sappiate che – maschio o femmina che sia – è la zona lombare, quella in cui le vertebre vanno a schiacciarsi per il carico di tutta la parte superiore del corpo. E così, Luca comincia… zoppicando, con la schiena che si blocca, con una fatica da vero masochista e poi si rende conto che la buona volontà non basta. E fa cose che sembrano da fighetti, ma in realtà sono mosse essenziali per raggiungere l’obiettivo. In primo luogo sceglie le scarpe con l’aiuto di qualcuno che ne sa, perché in una situazione come la sua c’è poco da fare, le scarpe fanno da ammortizzatori “sociali” per non farlo imprecare nel bel mezzo della pubblica via quando si trova a correre e quindi fa le prove del caso, in cui qualcuno capisce come Luca cammina, come appoggia i piedi durante la corsa e gli suggerisce quella calzatura con l’insieme di suola e scafo che lo aiuteranno a non soffrire o quantomeno a soffrire il giusto.

Ma non è mica finita, perché ci sono altre cose da imparare, soprattutto se non vuoi farti del male. E a dispetto del fatto che correre sia una cosa che impariamo da piccoli, lui non se lo fa dire due volte e va da un medico, uno molto bravo di cui vi parleremo presto in queste pagine, che gli spiega cosa fare, come correre, quanto correre e via discorrendo. E non – come diceva Jannacci – per vedere di nascosto l’effetto che fa, ma per vedere Luca dimagrire. E non solo. Venticinque chili dopo, abbiamo una persona che ha cambiato idea: su se stesso, sulla corsa, sul fatto che anche il gesto più naturale del mondo dopo quello di camminare abbia qualche volta la necessità di essere “guidato” da chi lo guarda come un gesto che deve portare salute. Una persona che ha ritrovato il benessere e la possibilità di piegare la schiena senza gravarla di una zavorra che la affaticava.

Articolo completo a pag. 28 di PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 3 dicembre, o qui in edizione digitale

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