Il ricordo

Zanetti racconta l’amico Giampiero «Ne ho sempre stimato l’equilibrio»

Zanetti racconta l’amico Giampiero «Ne ho sempre stimato l’equilibrio»
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Giampiero Pesenti se n’è andato a 88 anni. Giovedì, la città gli ha reso l’ultimo saluto in Duomo. Pesenti, come il padre Carlo, è stato tra i più grandi imprenditori della storia bergamasca. Con lui l’Italcementi diventò una società di dimensione mondiale. Lo ricordiamo attraverso le parole di uno dei suoi amici di lunga data, Emilio Zanetti, altro notissimo imprenditore e banchiere bergamasco.

Lei è della stessa classe di Giampiero Pesenti.

«Sì, lui aveva qualche mese più di me, perché era nato il 5 maggio mentre io il 26 ottobre. Lui ha frequentato il liceo Lussana, io il Vittorio Emanuele. Ma poi ci vedevamo spesso anche perché frequentavamo lo stesso circolo di sciatori di Bergamo. Per tanto tempo siamo andati a sciare insieme».

Poi lui ha fatto ingegneria.

«Si iscrisse al Politecnico, io presi un’altra strada, ma continuammo a trovarci in montagna, soprattutto in Engadina».

Che opinione si era fatto di Pesenti imprenditore?

«Nel tempo la nostra amicizia si è sviluppata anche attraverso le frequentazioni comuni; conoscendolo sempre meglio, mi sono convinto che era una persona di grande capacità. Soprattutto avevo ammirato e apprezzato l’equilibrio e il coraggio che dimostrò quando concluse l’acquisizione di Ciments francais. Quella fu un’operazione molto importante: la società che acquisì era due volte più grande della stessa Italcementi».

Alla morte del padre Carlo dovette affrontare una situazione societaria non facile.

«Io non conoscevo fino in fondo i particolari di questa eredità. Però so che Giampiero ha sempre dimostrato equilibrio e saggezza. L’equilibrio era una sua dote. È stato un grande imprenditore, un grande industriale. Forse meno finanziere di suo padre, tuttavia è riuscito a dare un forte impulso all’Italcementi arrivando a un risultato industriale di tutto rispetto».

Vi sentivate spesso?

«Per un certo periodo sì, poi ognuno prende la propria strada e ci si vede meno. Però ci sono conoscenze e abitudini che rimangono nella vita e anche se non ci si vedeva più con la stessa frequenza, quando ci si ritrovava era come non ci fossimo mai allontanati»…

 

Articolo completo a pagina 3 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 1 agosto. In versione digitale, qui.

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