Attraverso la Val d'Inferno per arrivare in vetta al paradisiaco Pizzo Tre Signori
Questo monte è così chiamato perché era di confine a tre regni: il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia e le Tre Leghe svizzere
di Angelo Corna
Il Pizzo dei Tre Signori è situato lungo la cresta principale delle Alpi Orobie, nel punto in cui si incontrano i solchi orografici della Valtellina, della Val Brembana (con le tributarie Val Stabina e Valle d'Inferno) e della Valsassina.
Conosciuto fin dai tempi più remoti, il Tre Signori era inizialmente conosciuto come Pizzo Varrone, la cui radice “var” deriva dalla lingua celtica e significa “acqua”. Solo in un secondo momento è stato ribattezzato Pizzo dei Tre Signori, perché si trovava al confine con tre diversi regni: il Ducato di Milano, la Serenissima Repubblica di Venezia e le Tre Leghe di dominio Svizzero, che coprivano Valtellina e Valgerola. Tutt'ora il Pizzo dei Tre Signori è punto di confine tra Bergamo, Lecco e Sondrio.
La vetta di questa stupenda montagna spicca, se vista dal versante bergamasco, a guardia della mistica Val d’Inferno: un ambiente austero e selvaggio, habitat naturale di stambecchi e marmotte, ma soprattutto teatro di tante leggende che tra i torrioni di questa montagna sembrano, al calar del sole, trasformarsi in realtà.
Il via del percorso dal versante bergamasco parte da Ornica, in Alta Val Brembana, dove in prossimità del segnavia Cai 106 troviamo anche un cartello indicatore che riporta i tempi di percorrenza: 4 ore per raggiungere la vetta e ben 1.580 metri di dislivello.
L'itinerario segue inizialmente una bella mulattiera ciottolata che si snoda nel bosco, costeggiando un piccolo ruscello. Si risale con pendenza costante superando alcune vecchie stalle e baite ristrutturate, testimonianza della presenza dell'uomo da centinaia di anni. Il sentiero aumenta la sua salita proprio al limitare del bosco e dopo poco più di un'ora di cammino arriviamo all'ingresso della Val d'Inferno. Parecchie case contadine e piccole casere appaiano dislocate lungo la valle, che da questa angolazione sembra, più che un inferno, un piccolo angolo di paradiso.
Ammirato questo scorcio e riacquistate le energie, si riparte seguendo il sentiero che in salita tocca in successione altre baite e antiche casere ristrutturate: la bella Baita Ciarelli (m. 1.610), la Baita Predoni (costruita sotto un'enorme pietra) e l'ultima, la Baita degli Agnelli (m. 1.950), conosciuta dalle leggende del posto anche come Baita del Diavolo…