Il progetto sostenibile

"Camminando si impara", lungo i sentieri della Val Gandino nuova vita per l’antico cedro malato

Nell'area del Farno e fra i boschi di Valpiana ai piedi della Malga Lunga ormai completati i percorsi che raccontano storia, lavoro, tradizioni e natura. Aree di ritrovo con tavoli e panche ricavati dall'antico cedro del Libano abbattuto causa malattia nel parco verdi di Gandino.

"Camminando si impara", lungo i sentieri della Val Gandino nuova vita per l’antico cedro malato
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di Giambattista Gherardi

Offrire spunti di interesse ed approfondimento direttamente lungo i sentieri. E’ questo lo spirito del progetto che nelle prossime settimane vedrà completato sui monti di Gandino un articolato tracciato utile a valorizzare il contesto ambientale che fa da corona alle rinomate “Cinque terre” di montagna. L’area è un’ideale palestra per quanti amano l’attività all’aria aperta, e ne fanno (sempre più numerosi) luogo privilegiato per svago, attività fisica e preparazione agonistica. Il progetto denominato "Cammini di Val Gandino - tra malghe e boschi" è portato avanti dal Comune guidato dal sindaco Elio Castelli, grazie al finanziamento di 87.000 del GAL, Gruppo Azione Locale Val Seriana e Laghi Bergamaschi. Promuove due percorsi ludico didattici dedicati a natura e tradizione.

“Gli itinerari - spiega l’arch. Elia Franchina che ha coordinato il lavoro insieme all’arch. Alessandro Noris - percorrono l’intero versante montano del paese, partendo dal monte Farno fino ad arrivare alla Valpiana. I percorsi si sviluppano in due ambiti ben distinti perché caratterizzati da una particolare specificità, ma tra loro complementari, in quanto collegati da una fitta rete di tracciati alternativi”.

Tutto inizia idealmente dal Parco Comunale Verdi, nel centro di Gandino, alla base di quello che sino al 2019 era il gigantesco Cedro Secolare (abbattuto causa malattia irreversibile) ed il cui legname rivive nell'allestimento delle piazzole di sosta, con tavole e panche dal particolare design, distribuite lungo i due percorsi. “L'albero – aggiunge Franchina - diviene in questo modo di filo conduttore delle passeggiate. I percorsi di lunghezze diverse, ma tutti comodamente percorribili in giornata anche da famiglie con bambini, ricalcano passaggi antichi, utilizzati dai pastori e dai malgari per raggiungere le località di alpeggio. Stiamo realizzando luoghi di sosta, ubicati in punti particolarmente panoramici e attrezzati con sedute e pannelli informativi, dove viene descritta di volta in volta la vita nelle malghe per il monte Farno, (Percorso delle Malghe) ed il tema faunistico e boschivo per la Valle Piana (Percorso del Bosco). L'idea di base è realizzare una sorta di piccolo museo all'aperto nel quale al fruitore vengono illustrati di tappa in tappa il paesaggio naturale, le malghe, i boschi, le costruzioni rurali che lo caratterizzano, e gli antichi mestieri che ancora oggi vi si svolgono”.

Il taglio "pubblico" dell'antico cedro nel 2019 a Gandino

C’è l’opportunità di avvicinare il fruitore, sia esso il turista che il nativo alla realtà che lo circonda, ma di cui spesso ignora origini, sviluppo e tradizioni. Le citazioni di poeti e scrittori arricchiranno i cartelli collocati a ogni sosta, così come un’appendice dedicata ai più piccoli: una sorta di “caccia al tesoro” guidata, con due personaggi a fumetti: un malgaro e (per il Percorso del Bosco) un folletto. I bimbi saranno coinvolti per rendere più appassionante la passeggiata di famiglia.

Un'area di sosta sul Monte Farno

Per l’ambito del monte Farno (Percorso delle Malghe) sono previste cinque aree sosta ai lati della strada agro-silvo-pastorale che collega la località conca del Farno con l’alpeggio della Montagnina. Nei pannelli esplicativi verrà descritta l’antica tecnica della mungitura a mano, del trasporto del latte a spalla con il cosiddetto “bazzol”, la tecnica della caseificazione, con la descrizione degli strumenti e delle tecniche fino alla stagionatura nei “caseröl”; l’antico locale, spesso caratterizzato da una struttura con copertura a volta in cui i formaggi venivano lasciati a stagionare e di cui ogni baita è ancor oggi provvista.

Cinque aree sosta sono previste anche per il Percorso del Bosco, tra Valle Piana, Campo d’Avene e Pizzo Corno. I pannelli di volta in volta racconteranno il mondo naturale del bosco, i suoi frutti, la vegetazione e gli animali (mufloni, poiane, cinghiali, camosci, lepri, volpi e ghiri sono solo alcuni esempi) che lo popolano. “Ci sono note – sottolinea Alessandro Noris - per l’abete rosso ed il faggio, utilizzato in passato come materiale da costruzione o per la realizzazione di utensili contadini. Impieghi che non lasciavano nulla al caso: ogni essenza aveva utilizzi specifici connessi alle sue proprietà. Spazio anche per funghi, asparagi selvatici, noci, ed erbe spontanee: di quest’ultime i nostri nonni conoscevano qualità curative, producendo rimedi medicamentosi”.

Un tratto del percorso nella zona del monte Farno

I percorsi sono caratterizzati da due tipologie di sedute nelle aree sosta. La loro forma si ispira all'orografia del territorio, più dolce e morbida per gli alpeggi (suggerita dalle ampie aree pianeggianti e piccoli promontori), più aspra e selvaggia per la Valle Piana (per la presenza della valle di accesso stretta e ripida). Al progetto ha collaborato anche l’architetto Daniela Bertocchi, mentre la consulenza storica e per i vari toponimi è stata offerta rispettivamente dall’arch. Gustavo Picinali e da Daniele Moro. “Obiettivo di questi progetti – conclude Franchina - è creare percorsi lungo i quali possano essere letti e trasmessi all’utente i caratteri del territorio rurale, per una migliore e più consapevole fruizione”.

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