Quando l’inventore delle suole Vibram tracciò una via sulla parete sud della Presolana
La Presolana è stata conquistata anche da Vitale Bramani: il marchio ricorda le sillabe iniziali del suo nome
Di Angelo Corna
Per la Presolana non servono presentazioni. Il celebre massiccio ha alimentato per secoli la fantasia popolare: guglie e torrioni invalicabili, pareti di roccia strapiombante che sembrava potessero ospitare solo creature sovrannaturali. Forse anche per questo motivo la prima ascensione della Presolana venne portata a termine piuttosto tardi, quando le maggiori vette delle Alpi, compreso il difficile Cervino, erano già state conquistate.
Ad aggiudicarsi la cima furono tre bergamaschi, il 3 ottobre del 1870: il tagliapietre Carlo Medici, che accompagnava l'ingegner Antonio Curò, uno dei grandi pionieri dell'alpinismo bergamasco, e un suo cugino di nome Federico Frizzoni. La via normale, ancora oggi utilizzata per l’ascesa, pur essendo soltanto di secondo grado riserva dei passaggi veramente aerei, e deve essere affrontata dagli esperti.
Ecco come l’ingegnere Curò ricordava la prima ascensione alla vetta: «Malamente adagiato Frizzoni arditamente e solo si dirigeva verso quella sommità più alta, ove presto noi pure lo raggiungemmo, seguendo l'esilissima cresta, che per alcuni tratti ci obbligò a procedere a cavalcioni, con l'una gamba penzolante verso Val di Scalve, l'altra verso Castione. Dopo qualche decina di metri potemmo abbandonare quella strana cavalcatura e raggiungere, quasi sempre a carponi, la desiata meta».
Si dice che vuotata una bottiglia di pregiato Barolo i tre uomini eressero il tradizionale ometto di pietra alto circa un metro, sotto il quale posero la bottiglia, all’interno della quale misero un biglietto con i loro nomi e la data della salita. Alle quattro del pomeriggio erano di ritorno a Castione e alle dieci di sera la carrozza depositava i conquistatori a Bergamo.
«La salita della Presolana - conclude Curò - non offre vero pericolo a chi è molto pratico di montagne e non patisce di capogiro; ma non consiglierei a nessuno di accingervisi senza esser munito di solida fune e di esperta guida».
Negli anni successivi, una dopo l'altra sarebbero cadute le principali pareti, che avrebbero visto protagonisti alcuni fra i nomi più prestigiosi dell'alpinismo, da Ettore Castiglioni fino a Vitale Bramani. Quest’ultimo, inventore della suola Vibram, marchio che ricorda le sillabe iniziali del suo nome, tracciò una via sulla parete sud, a fianco dello “Spigolo Longo”.