Inaugurazione al Daste

A Bergamo psicologi e psicanalisti da mezzo mondo per le sfide della post modernità

Dal 24 al 26 ottobre, l'Associazione studi psicanalitici organizza la grande assemblea mondiale di settore. Ne parla il presidente, Mattia Maggioni

A Bergamo psicologi e psicanalisti da mezzo mondo per le sfide della post modernità
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La grande assemblea della psicanalisi mondiale si terrà nella nostra città organizzata dalla Asp, Associazione studi psicanalitici, fondata a Bergamo ormai oltre quarant’anni fa dallo psicanalista Ciro Elia e che ha tuttora un presidente bergamasco, Mattia Maggioni. Dice Maggioni: «Saranno tre giorni fitti di interventi, in Seminario, da giovedì 24 ottobre a sabato 26 compresi. L’evento inaugurale però sarà nella vecchia centrale idroelettrica di Daste ed è previsto un momento di riflessione ampio e impegnativo, a cura di Vittorio Gallese e Ugo Morelli che sul tema hanno scritto un libro, Che cosa significa essere umani?».

Arriveranno in città psicologi e psicanalisti da ben ventotto Paesi diversi, mezzo mondo, e al tavolo dei relatori si alterneranno ben cento specialisti, con personalità di fama internazionale come Vittorio Lingiardi, Vittorio Gallese, Massimo Ammaniti, Mark Solms.

L’assise di Bergamo - spiega Maggioni - riguarderà in particolare la psicanalisi di fronte alle sfide della post modernità. Hanno ancora senso le scoperte di Freud e dei suoi discepoli? Che ruolo rivestono l’interpretazione dei sogni e l’individuazione delle grandi problematiche a partire dal complesso di Edipo? E lo stile della psicanalisi, con tanto di lettino, ha ancora significato?

Dice Maggioni: «Ci interrogheremo su tante questioni, anche perché il mondo continua a cambiare e sempre più velocemente. Anche noi psicanalisti dobbiamo renderci conto di quello che accade. Nuove patologie si fanno avanti o, perlomeno, nuovi modi di vivere patologie anche antiche. Ma certo quello che sta succedendo rispetto agli adolescenti con disturbi di alimentazione, autolesionismo, isolamento nelle abitazioni è qualche cosa che nella forma è sicuramente nuovo. Tuttavia le grandi intuizioni di Freud, Jung e degli altri psicanalisti storici sono tuttora valide».

Mattia Maggioni

Forme e modi cambiano, dice Maggioni, e anche la terapia deve cambiare le forme. Oggi, dice lo psicanalista, è difficile proporre una terapia classica, magari con tre o quattro incontri per settimana, nel “setting” classico, cioè con l’analista alle spalle del paziente che si stende sul lettino. «Questo setting, questo modo, ha un senso profondo, porta al rilassamento, a lasciare vagare libera la mente in modo che lo psicanalista possa afferrarne i pensieri e le associazioni di pensiero più profonde e recondite. Ma oggi il mondo chiede procedure più snelle, sebbene efficaci».

Il mondo chiede. Eppure anche le neuroscienze hanno confermato che quello che Freud definì “trasfert”, cioè la proiezione del paziente nell’analista, ma anche viceversa, è l’elemento fondamentale della cura e magari anche della guarigione. La psicanalisi presenta anche un’indagine della psiche collettiva, sociale, legge i conflitti nella società. Dice Maggioni: «È vero che negli ultimi anni la conflittualità è cresciuta, d’altro canto questo modello sociale ha allentato il contenimento dei bisogni, ha diminuito la capacità di sopportare la frustrazione. Siamo la civiltà dell’immediato e diverse agenzie che hanno esercitato il contenimento oggi sono in difficoltà, dalla famiglia, alla scuola, ma anche all’educazione religiosa. È necessario un grande impegno sul fronte educativo, è la grande emergenza di oggi. Basti vedere l’aumento delle richieste di terapia per gli adolescenti, dal Covid in poi sono salite del duecento per cento».

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