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Altro che scansarci con la Juve Questo stadio le ha messo paura

Altro che scansarci con la Juve Questo stadio le ha messo paura
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«Tanto l’Atalanta si scanserà come al solito»; «Mancano de Roon, Toloi e Palomino, figurati se l’Atalanta fermerà la Juventus»; «Stenderanno il solito tappeto rosso alla Juventus». Queste sono solamente alcune frasi che i tifosi più maligni delle altre squadre si sono divertiti a pronunciare prima di Atalanta-Juventus, salvo poi doversi ricredere alle 16.55 del 26 dicembre, quando il signor Banti ha eseguito il triplice fischio. Infatti nulla di tutto ciò è andato in scena: anzi, si è vista una grande Atalanta che solamente per poco non è riuscita a infliggere la prima sconfitta stagionale alla Juventus, costretta a mandare in campo Cristiano Ronaldo (inizialmente tenuto a riposo) a metà ripresa per sistemare le cose.

 

 

Stadio esaurito e curve protagoniste. Per ogni grande evento è necessario una platea che si rispetti e lo stadio di Bergamo, benché siamo al 26 dicembre, si riempie in ogni angolo andando a sfiorare le ventimila presenze. E anche le curve vestono il proprio abito migliore. La Nord molto brava a realizzare una coreografia con bandierine nere, bianche e azzurre e bandierine centrale più stemma della Dea pronto ad alzarsi non appena le squadre fanno il proprio ingresso sul terreno di gioco; la Sud espone il classico striscione “You’ll never walk alone”.

Malumori iniziali. I primi messaggi di inquietudine si fanno registrare già verso l’ora di pranzo, quando molti tifosi non trovano il nome di Rigoni fra i convocati chiedendosi se il mancato inserimento in lista da parte del Gasp fosse dovuto a un infortunio o a una scelta tecnica (Gasperini a fine gara spiegherà che non rientrava nei piani tecnici della squadra). Quelli successivi arrivano alla lettura delle formazioni, con Pasalic e Castagne titolari. I tifosi infatti evidenziano qualche perplessità sul centrocampista croato. Il carico da undici però arriva al 2’, quando la sfortunata autorete di Djismiti - cui fa seguito la traversa di Bentancur - sembra dar ragione ai maligni. Ma questa, per loro sfortuna, resterà soltanto un’illusione.

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Idolatrato Zapata, Bonucci e Chiellini nel mirino. La perla di Zapata al 24’, su assist di Gomez, incendia lo stadio di Bergamo con tutti i supporters nerazzurri tornati in pompa magna a spingere l’Atalanta verso la storica impresa. Gli stessi che poi inizieranno a bersagliare soprattutto Bonucci e Chiellini, il primo reo di aver accentuato palesemente la caduta dopo un contatto con Zapata, il secondo per aver commesso un intervento falloso su Freuler. Al rientro sul terreno di gioco per l’inizio della ripresa, lo stadio continua a stimolare la Dea, soprattutto quando all’8' del secondo tempo la Juventus rimane in dieci per l’espulsione di Bentancur. L’ambiente si fa ancor più caldo quando tre minuti più tardi ancora Zapata manda in delirio l’intero popolo nerazzurro con il colpo di testa che vale il 2-1.

Non manca l’imbecille. In una bella giornata di festa e, soprattutto, di bel calcio, non manca però l’isolato spettatore che al 18’ della ripresa lancia in campo un fumogeno nell’area di rigore di Berisha, con l’arbitro costretto a sospendere il gioco per qualche secondo e quasi tutto lo stadio impegnato a condannare l’isolato gesto.

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Ronaldo e Bonucci. Il finale è tutto per il fenomeno portoghese e per il difensore bianconero. Il primo, subentrato al 20’ della ripresa, è accolto da una bordata di fischi che si interrompono solamente quando l’ex asso del Real Madrid sbuca dalla mischia e di testa trafigge Berisha per il 2-2. Il secondo, invece, riesce nell’impresa di ricevere una seconda ondata di contestazione al 91’ quando dopo aver segnato il presunto 2-3 in evidente fuorigioco si è lanciato verso il Pitch View eseguendo la sua classica esultanza mimando lo "sciacquarsi la bocca". Peccato che poi il signor Banti annulli giustamente il tutto per fuorigioco e restituisca il meritato 2-2 a un’Atalanta che, anche contro la Juventus e nonostante le tante assenze, ha saputo ripagare il sostegno delle ventimila presenze.

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