Il corto di uno studente cinese

Una vita attaccati agli smartphone Il video ironico che fa riflettere

Una vita attaccati agli smartphone Il video ironico che fa riflettere
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Un semplice video ironico per mettere sotto accusa l’eccessiva dipendenza da smartphone. Diciamoci la verità: quando abbiamo in mano il nostro telefono possiamo anche starcene da soli per ore ed ore, almeno fino a che l’autonomia della batteria ce lo concede; e questo lo possiamo capire dalle reazioni che ci contraddistinguono quando non abbiamo con noi il nostro “onnipotente” dispositivo. Da qualche anno a questa parte siamo diventati un mondo di smartphonofili.  pensare che l’idea di questi “telefoni intelligenti” nacque nel 1973, ma venne concretamente realizzata soltanto vent’anni dopo, quando nel 1993 la IBM produsse l’apparecchio chiamato Simon. Oggi, a 12 anni di distanza dal lancio del primo modello, gli smartphone hanno plasmato il nostro modo di vivere, creando una vera e propria dipendenza contagiosa, che non solo ovvia i limiti spazio-temporali delle distanze tra le persone, ma offre anche qualunque tipo di passatempo. Addirittura a livello psichiatrico si è deciso di coniare un neologismo per descrivere il fenomeno: il termine “nomofobia” infatti corrisponde sul Dizionario Zingarelli 2015 ad uno «stato ansioso che si manifesta quando non è possibile usare il telefono cellulare».

 

 

Il video. A denunciare in chiave comica questa situazione ci ha pensato Xie Chenling, un giovane studente cinese che è stato premiato per il miglior corto ironico dalla Central Academy of Fine Arts di Pechino. L’Istituto, fondato nel 1950 sotto la supervisione di Mao Zedong, è controllato direttamente dal Ministero dell’Educazione cinese ed è una delle scuole migliori a livello culturale di tutto il mondo, oltre che essere parecchio esclusiva (tanto che ogni anno vengono allontanati circa il 90 percento degli studenti). Il video, ribattezzato dal giovane Life Smartphone, dura 148 secondi e, con una grafica da cartoon, cerca di offrire uno spaccato satirico della società dominata dai nuovi modelli di cellulare. Tutte le persone che compaiono nel cortometraggio non riescono a staccare gli occhi dal proprio telefono, senza accorgersi di tutto quello che tragicamente accade intorno a loro. I selfie per il social network Instagram e le notifiche di WhatsApp sono protagonisti delle curiose vicende che imperversano per i due minuti e rotti del cortometraggio, fino al finale drammatico: la rottura del cellulare porta infatti all’immediata morte del proprietario.

 

 

Il sondaggio e l’app. Di recente sono stati pubblicati in America i risultati di alcuni studi svolti sulla dipendenza da smartphone. Il Pew Research Center di Washington D.C. ha constatato come l’uso eccessivo del cellulare sia riferito soprattutto a persone con reddito ed istruzione di basso livello e questo accade in particolar modo da quando il telefono è diventato il mezzo più economico e commerciale per accedere al web.

La Baylor University del Texas invece ha pubblicato i risultati di una ricerca che determina un legame tra le personalità e la dipendenza da tecnologia. Dai dati dello studio si evince come molte persone controllino il proprio smartphone più di 150 volte al giorno (l’indagine è stata svolta su soggetti di età compresa tra i 19 e i 24 anni) e di come spesso questo non sia fatto con concentrazione, ma semplicemente per mascherare uno stato d’animo. L’illusione di sentirsi meglio e l’allontanamento di pensieri negativi sono solo alcuni dei motivi per cui si eccede nell’utilizzo dei propri cellulari.

La cosa davvero buffa è che si è tentato di trovare un rimedio a questa sorta di disagio. Come? Creando un’app utilizzabile tramite cellulare. Si chiama Checky e ha come scopo quello di segnalare all’utente quante volte ha utilizzato lo smartphone nel corso della giornata e in che luogo lo ha fatto, così da aumentare la consapevolezza della dipendenza da telefono e tentare di aiutare il proprietario a diminuirne l’uso.

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