Itinerari per l'estate

Beh, se passate da Nizza o Antibes non perdetevi Picasso e Chagall

Beh, se passate da Nizza o Antibes non perdetevi Picasso e Chagall
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Nizza e Antibes non sono come Conques: tutti sanno che esistono e dove sono. Costa Azzurra. Ma avete mai visitato il Musée Picasso ad Antibes-Juan les pins o il Musée Marc Chagall - Message Biblique a Nizza? Questa potrebbe essere la volta buona. Fra loro distano una quarantina di minuti, e per raggiungere il più lontano - quello di Antibes - da Bergamo ci vogliono quattro ore mezzo, poco più poco meno. Se partite verso le sei va benissimo. Altrimenti potete prendervela comoda e passare una notte all’estero.

Noi consigliamo di cominciare da Picasso. Il museo è in un luogo bellissimo: una rocca sul mare che la città aveva intelligentemente concesso al genio catalano-parigino per farne lo studio. Residenze d’artista, le chiamano oggi. Un investimento per le città che le sappiano gestire in maniera oculata.

 

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Quel che c’è dentro non è da meno del fuori. In particolare le ceramiche che Picasso cuoceva a Vallauris, uno dei suoi luoghi d’elezione. Una festa per il cuore, per gli occhi, per la fantasia, per tutto. Per le forme come per i disegni e i colori. Quando poi si arriva nella sala dei piatti di portata non si vorrebbe più uscire. C’è una parete intera (una parete grande, da sala di castello) che pare la tavola pitagorica dove, in luogo dei numeri, sono appesi piatti - soprattutto da pesce - uno più incredibile dell’altro. Infinita variazione sul tema. E bisogna proprio andarci, per vederli, perché nessuna pubblicazione - nemmeno al bookshop - li contiene tutti. Né uno per uno - che già sarebbe tanto - né tutti insieme, che è ancora di più. Ma fotografarli senza riflessi, stanti anche le dimensioni della stanza e la posizione della finestra, è difficilissimo, perché sono protetti con vetri.

 

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Usciti, si torna a prendere la macchina (la situazione dei parcheggi non è semplice) e, se si vuole, si può andare a visitare il porto, per vedere i panfili dei nababbi di ogni parte del mondo; oppure si può puntare dritto su Nizza. Se scegliete la soluzione di due giorni potete anche fare un giro per Juan-les-pins e sognare di esser tornati agli inizi del Novecento ed esser nati principi. Una delle ville potrebbe essere stata vostra. Comunque, ad un certo punto, dovrete tornare a Nizza.

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Tramway de Nice, ici sur la place Garibaldi (Nice, Alpes-Maritimes, France)
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Il Museo Chagall-Message Biblique è in collina, al centro di un parco che potrebbe anche essere un oliveto. L’edificio è basso e molto moderno. «Henri Fish, creatore del giardino, ha scelto in accordo con Chagall toni freddi e fiori bianchi e azzurri. Gli agapanti fioriscono ogni anno il 7 luglio, compleanno dell’artista. A ridosso della costruzione una vasca riflette il mosaico da lui creato sulla parete». (dal sito ufficiale)

 

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E adesso seguiteci bene, perché l’ordine è importante. Appena entrati dirigetevi verso sinistra, nella lunga sala dove sono esposte le gouaches (dipinti a tempera, grosso modo) sulle storie dell’Antico Testamento. Ci sono Abramo e Mosé, c’è la morte di Sara e il passaggio del Mar Rosso. Non tutti amano Chagall: ad esempio Rosalind Krauss, studiosa americana acuta quant’altri pochi, lo ritiene ripetitivo e dunque, alla fine, noioso. Ma uno che ami Chagall pensa già di essere capitato nel posto giusto per lui. Ma non è finita. Uscendo dalla galleria, infatti, dovreste andare nella sala dedicata al Cantico dei Cantici. In cartolina o su un libro - poniamo un libro della Jaca Book - le avete viste tutti quelle figure: i due sposi - lei con la veste bianca lunga lunga -; quella specie di capra con le ali d’oro che la porta non si sa dove nel cielo rosso fuoco; la città sullo sfondo in basso: Chagall, insomma. Anche sul web (cercare: chagall, cantique o chagall song) sono bellissime.

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D’accordo: sono bellissime. Adesso però andatele a vedere nella loro sala e poi diteci se ve le immaginavate così. E diteci anche se, dopo averle viste, vi ricordate ancora cosa c’è intorno. Noi pensiamo di no. Quando siete stanchi - per così dire - dirigetevi verso l’auditorium per affrontare le vetrate realizzate assieme al maestro vetraio Charles Marq. Per come sono messe qualcuno pensa che converrebbe esser lì al mattino. Dato, invece, che si tratta di enormi pannelli di vetro con le sole legature di piombo a tenere insieme le diverse parti, noi pensiamo che la luce indiretta giovi loro tantissimo. Questione di gusti. Poi riprendete la macchina e tornate a casa. Se partite quando il museo chiude, cioè alle 16.30, per le dieci e mezza siete a Bergamo. Guidando, fate però attenzione a non distrarvi ripensando a quel che avete visto.

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