Bergamospia (si dice, non si dice) Il treno Bergamo-Orio si fa. Anzi no

Che cosa si dice, che cosa si scrive, ma soprattutto cosa non si dice e non si scrive (solitamente) della nostra città. Tra sussurri e grida una raccolta indiscreta.
Gori, Feltri & Di Pietro: scintille in tv su Mani Pulite
Enrico Mentana presenta “1992”, la fiction su Mani Pulite, e apre i suoi studi ai bergamaschi illustri, protagonisti di quegli anni. Sugli schermi di La7 appaiono Vittorio Feltri, che seguì le vicende di Tangentopoli dalla plancia di comando dell'Indipendente, e Giorgio Gori, all'epoca direttore di Canale 5. Nel salotto di Mentana si accomodano pure Antonio Di Pietro e Bobo Craxi, con quest'ultimo impegnato a ridimensionare lo scandalo che fu. Ne esce una serata scoppiettante e illuminante, che svela anche retroscena importanti. Feltri accende la miccia incalzando Di Pietro: «Mi avevi detto che l'inchiesta avrebbe demolito tutti i partiti, invece il Pci si salvò e poi i comunisti arrivarono pure al governo». Tonino abbozza e confessa: «Ci fermammo al pianterreno di via Botteghe Oscure. Per salire ai piani alti avevamo bisogno delle parole di Gardini. Ma Gardini morì...». Quando l'ex pm si infervora, proseguendo nel suo “j'accuse” 24 anni dopo, Bobo Craxi lo stoppa così: «Ma perché urli, sembri Checco Zalone...» Giorgio Gori, però, prende le difese del pool: «Canale 5 seguì e sostenne Mani Pulite perché il sentimento popolare era con i pm, che non agivano sottovuoto ma sapevano di poter contare sul sostegno dell'opinione pubblica. La corruzione era considerata la causa della crisi e del malessere che colpivano la società italiana. C'era un grande consenso attorno ai magistrati e i media, non solo il giornale di Feltri, lo interpretarono». Poi Gori buca lo schermo quando stronca la testimonianza di Bettino Craxi, che in tribunale disegnò la normalità del “sistema”: «Gli italiani evidentemente non considerarono normale che la società fosse taglieggiata dai politici. Rubare per il partito non era e non poteva essere una cosa buona e giusta».
Il viceministro Nencini annuncia il treno Bergamo-Orio. Anzi no
Il vice ministro alle infrastrutture Riccardo Nencini arriva a Bergamo e provoca un corto circuito mediatico. Prima si fa intervistare da Bergamonews e annuncia che il governo stanzierà 86 milioni per il collegamento ferroviario Bergamo-Orio. Evviva, finalmente, che bella notizia. Poi però, intervistato dall'Eco di Bergamo, spiega che gli 86 milioni sono destinati «al potenziamento e alla crescita di uno scalo che è terzo in Italia per traffico di passeggeri». Più precisamente, i soldi serviranno per «lavori di ristrutturazione, ampliamento della struttura, interventi legati agli spostamenti». Ancora più precisamente: «Parlo di interventi nello scalo». Ci mancava solo che smentisse l'intervista rilasciata a Bergamonews. Un bel giallo. Perché la testata online conferma le parole del viceministro. La versione fornita all'Eco, del resto, non sta in piedi: la Sacbo ha già fatto tutti i lavori di ampliamento possibili e lo stesso Radici nell'incontro pre natalizio con la stampa aveva detto con orgoglio di non aver mai chiesto un euro allo Stato. Semmai un aiuto da Roma, aveva incalzato il direttore generale Bellingardi, servirebbe proprio per costruire la ferrovia. E allora? Da Facebook, il giornalista di Bergamonews Isaia Invernizzi ipotizza una spiegazione: l'annuncio doveva arrivare da altri, il viceministro ha ricevuto una tirata d'orecchie e ha innestato una maldestra marcia indietro. A pensare male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre.
La passerella di Christo conquista la Lonely Planet
La passerella sul lago d'Iseo di Christo è già un'attrazione turistica ancora prima di esistere. La popolare Lonely Planet l'ha inserita sulla fiducia tra le nuove mete di viaggio del 2016. Tra i luoghi da non perdere dell'anno nuovo l'opera “The floating piers” figura addirittura al sesto posto, subito dopo il nuovo Louvre di Abu Dhabi e prima dell'espansione del canale di Panama. Decisamente un buon piazzamento, in una classifica che vede primeggiare nientemeno che il centro di turismo estremo di Chinandega, in Nicaragua, dove si può ammirare il vulcano più turbolento del Paese. Montisola insomma entra di prepotenza nella top ten 2016. Ma non ditelo agli ambientalisti. Già adesso sono preoccupati per l'impatto della strada galleggiante sull'ecosistema lacustre. Figuriamoci se dovessero avvistare frotte di turisti.