I suoi primi 25 anni di successi

Bersani (Samuele) canta tutte le hit Sì, anche Giudizi universali e Freak

Bersani (Samuele) canta tutte le hit Sì, anche Giudizi universali e Freak
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«È un po’ come per un’atleta non poter partecipare alle corse che voleva fare. Però ci sta, fa parte del nostro mestiere. È successo anche a molti miei colleghi, del resto». Samuele Bersani torna in pista, anzi sul palco, dopo lo stop forzato per problemi alla voce che lo ha costretto a rimandare il tour «La fortuna che abbiamo» in giro per l’Italia. Un tour legato al progetto discografico omonimo, pubblicato lo scorso giugno, che ripercorre 25 anni di carriera dal vivo e che giovedì 23 febbraio sarà al Creberg Teatro (ore 21, biglietti da 25 e 35 euro).

Il disco svela due volti di Bersani: uno più legato alla sperimentazione, l’altro alla poesia. «Io voglio raccontare delle cose – ha spiegato Bersani – ma forse la parola poesia è un po’ abusata. Non dico che la canzone non possa essere considerata letteratura, talvolta: il Nobel a Dylan ci sta tutto». Di sperimentazione però si può parlare per la sua canzone «La fortuna che abbiamo» (che di fortuna, come ha ammesso scherzosamente lui stesso, gliene ha portata ben poca), dove ci sono dei suoni decisamente diversi. Una piccola rivoluzione rispetto al passato. Dal vivo verranno i maggiori successi di una carriera che ne è piena. Sorprese sul piano dell’arrangiamento, con una declinazione decisamente più acustica e da un certo punto di vista anche più emozionante: alcuni brani sono stati proprio trasformati.

 

 

Un ritorno molto atteso, quello di Bersani, che arriva a tre anni di distanza dall’ultimo «Nuvola Numero Nove Tour» (2014). Solo 11 le date previste al momento, segno che non si vuol troppo forzare l’ugola del cantautore. Verranno proposte tutte le hit: da «Giudizi Universali» a «Chicco e Spillo», da «Coccodrilli» a «Spaccacuore», fino ad arrivare a «Psyco» ed «En e Xanax»: se Bersani è uno dei cantautori più apprezzati in Italia ci sarà un perché. Anzi, decine di perché.

L’album. «La fortuna che abbiamo» ripercorre, come anticipato, 25 anni di carriera di uno dei cantautori più amati in Italia, notato da Lucio Dalla nel 1991, sempre contraddistintosi per originalità e coraggio nelle scelte musicali, che gli hanno fatto vincere anche tre Targhe Tenco. L’album prende vita da due concerti live del 2015, uno dei quali andato in scena il 30 maggio 2015 nella sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, quando Bersani è stato protagonista di «Plurale Unico», un concerto-evento che, nel suo stesso nome, racchiude il senso dell’unicità della serata. Sul palco, insieme alla sua band storica, aveva ospitato amici e colleghi in uno spettacolo corale, da Marco Mengoni a Luca Carboni, da Caparezza a Carmen Consoli, da Pacifico a Musica Nuda, fino a Gnu Quartet, Dario Argento, Alessandro Haber, Piera degli Esposti. Pochi giorni dopo al Teatro Dal Verme di Milano, Samuele Bersani si è esibito per la prima volta accompagnato da un'Orchestra Sinfonica (l’Orchestra I Pomeriggi Musicali composta da 30 elementi) eseguendo i brani più significativi del suo percorso artistico.

«Una mattina mi sono svegliato senza voce». Gli incubi ricorrenti seguono spesso la legge del contrappasso. Diventano un girone dantesco, cioè, dove prendono corpo le paure covate nel subconscio. Arturo Brachetti, il re dei trasformisti, in occasione del suo spettacolo a Bergamo ci ha raccontato che sogna di «essere chiamato in scena quando ancora deve fare sei piani senza ascensore per raggiungere il palco». È un virtuoso della velocità, Brachetti, capace di cambiare abito in meno di due secondi: la lotta contro il tempo lo motiva e allo stesso tempo, sotto sotto, un po’ lo angoscia. L’incubo principe di un cantante, invece, è l’assenza di voce. Samuele Bersani l’ha provato da sveglio, però. Tant’è che a Bergamo doveva venirci in concerto ad ottobre, invece tutta la tournée è stata rimandata. «Una mattina mi sono svegliato afono. Pensavo fosse una cosa leggera, invece era seria», ha detto. Poi la scomparsa dalle scene. Ha rischiato di perdere per sempre il suo strumento, Bersani. Motivo: il reflusso che gli ha lesionato una corda vocale. Per due mesi non ha parlato: comunicava solo attraverso messaggini. Poi la ripresa con l’aiuto di una logopedista che gli ha insegnato nuovamente l’abc. A parlare e a cantare. Ora deve stare attento: la sua voce soffre il fumo. Anche i pomodori non gli fanno troppo bene. C’è però una nota positiva: «Con un utilizzo più consapevole della respirazione diaframmatica – ha raccontato – sento addirittura qualche sfumatura in più». Quello che non mi uccide, mi fortifica, direbbe Nietzsche.

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