Bianco e nero vintage a Milano Due mostre fotografiche imperdibili

In questi giorni a Milano si può assistere a un fenomeno insolito. Lunghe code di fronte a mostre di fotografia, ma non sono gli scatti un po' alla moda di Steve Mc Curry, o quelli patinati del Calendario Pirelli. Sono foto vintage, in bianco e nero, di autori del passato più o meno recente.
Vivian Meier
Spazio Forma Meravigli




Il primo fenomeno è quello di Vivian Meier, che espone nel nuovo Spazio Forma Meravigli. Si tratta di una delle più straordinarie scoperte degli anni recenti. La vita e l’opera di Vivian Maier sono infatti circondate da un alone di mistero che ha contribuito ad accrescerne il fascino. Era tata di mestiere, fotografa per vocazione, non abbandonava mai la macchina fotografica, scattando compulsivamente con la sua Rolleiflex.
È il 2007 quando John Maloof, all’epoca agente immobiliare, acquista durante un’asta parte dell’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento. Capisce subito di aver trovato un tesoro prezioso e da quel momento non smetterà di cercare materiale riguardante questa misteriosa fotografa, arrivando ad archiviare oltre 150mila negativi e 3mila stampe. Gran parte di quei negativi sono ancora da stampare. Ma quelli stampati, di cui una buona selezione sono in mostra, sono sufficienti a capire la grandezza di questa fotografa per caso.
Vivian Maier ritraeva le città dove aveva vissuto – New York e Chicago – con uno sguardo curioso, attratto da piccoli dettagli, dai particolari, dalle imperfezioni ma anche dai bambini, dagli anziani, dalla vita che le scorreva davanti agli occhi per strada, dalla città e i suoi abitanti in un momento di fervido cambiamento sociale e culturale. Immagini potenti, di una folgorante bellezza, che rivelano una grande fotografa.
Henri Cartier Bresson & co.
Palazzo della Ragione

<em>Bernard Berenson osserva la statua di Paolina Borghese di Antonio Canova alla Galleria Borghese a Roma</em>, 1955, David Seymour

Firenze, 1933, Henry Cartier-Bresson

Livorno, 1933, Henri Cartier-Bresson

<em>Gli equipaggi, condotti dal rais, si radunano all'alba per dare inizio alla mattanza</em>, Trapani, 1991, Sebastião Salgado
L'altro grande maestro del bianco e nero che in questi giorni ha conquistato Milano è Henri Cartier Bresson. È lui infatti che troneggia sul manifesto della mostra Inside out al Palazzo della Ragione, a due passi da Piazza Duomo. La mostra si propone di raccontare come i grandi fotografi internazionali hanno visto l’Italia in un arco di tempo di quasi ottant’anni ed è divisa in sette ampie aree tematiche, all’interno delle quali si sviluppa una storia indiretta della fotografia e dell’evoluzione dei suoi linguaggi.
Il primo è Henri Cartier-Bresson. A lui, indiscusso maestro, e al suo viaggio in Italia, durato oltre trent’anni, è stato affidato il compito di introdurre l’itinerario fotografico che assembla i lavori di altri 35 autori. Qualche nome? Ci sono quasi tutti i maggiori maestri della fotografia del Novecento: c'è Robert Capa con il suo reportage al seguito delle truppe americane durante la Campagna d’Italia del 1943. Si può vedere la rilettura del mondo della fede popolare affrontato da David Seymour o il fascino che un’Italia minore aveva esercitato su Cuchi White, ancora studentessa di fotografia. Herbert List racconta un'Italia di grande eleganza, William Klein invece si affaccia in mostra con il provocatorio racconto di Roma del 1956, gli anni favolosi che annunciano la Dolce Vita. Infine, risalendo nel tempo, c'è anche Sebastião Salgado che, con la sua consueta magistrale capacità di rileggere la realtà degli uomini, racconta l’epopea degli ultimi pescatori di tonni in Sicilia. Siamo ormai alla vigilia del nuovo millennio, ma anche Salgado resta ancorato alla bellezza insuperabile del bianco e nero.
[Un consiglio: per queste mostre conviene prenotarsi. Qui e qui.]