Bonaldi allo spazio ALT di Alzano Sui segreti di Palma il Vecchio
Rileggere il lavoro e la vita di Palma il Vecchio attraverso i suoi contatti con il mondo ebraico, tanto nella piccola Serina quanto nell'affollata Venezia e scoprire che, forse, la scelta religiosa ha avuto per il pittore bergamasco un'importanza capitale. È questo il tentativo fatto da Giovanni Bonaldi - artista bergamasco che con il Palma condivide i natali serinesi – all'interno della sua mostra decostruzioni, permutazioni, ipotesi - Palma, il suono del cielo nel canto di una nuvola inaugurata in estate alla Galleria Marelia e ora riproposta e arricchita al Museo ALT di Alzano Lombardo.
Ripartiamo dal principio, perché il progetto è complesso e interessante, ma va spiegato con cura. Tutto è iniziato dalla grande mostra che Bergamo ha dedicato a Palma il Vecchio con cui Giovanni Bonaldi dialoga, inserendosi nel circuito Palma Off che raccoglie gli eventi collaterali. Uno spunto che ha portato Giovanni ad avvicinarsi a questo maestro con curiosità, ma sopratutto da un punto di vista che forse soltanto lui poteva indagare, perché fa parte del suo essere. Questo artista contemporaneo, infatti, tempo fa ha iniziato un lento e rigoroso cammino verso l'ebraismo e ora prova a leggere alcuni aspetti peculiari dell'opera e della vita del Palma sotto questa chiave, componendo sulle decostruzioni e sulle ipotesi un interessante percorso espositivo.
Le suggestioni al cuore della mostra. Ci sono due questioni riguardanti la vita e l'opera del Palma che sono centrali per comprendere appieno la mostra di Giovanni Bonaldi. Una è la riflessione sul cambio del nome. Da Jacopo Negretti, l'artista diventa quasi improvvisamente Palma il Vecchio senza che documenti, testi, testimonianze possano spiegare il perché di questo mutamento. L'altra è collegata a un dipinto scomparso del Palma del quale, al contrario, ci sono numerosi documenti e che si legherebbe con il mondo ebraico più di quanto possiamo immaginare perché qui l'artista avrebbe lasciato indizi, se non proprio di una sua conversione, quantomeno di una profonda conoscenza e vicinanza con la cultura ebraica. Certo, resta il fatto che per gli ebrei è vietato rappresentare sia i santi che il divino, mentre nei quadri del Palma i santi ci sono eccome. E poi torna quel cambio di nome, così misterioso eppure così facilmente associabile a una conversione. Dopotutto, la presenza di comunità ebraiche è attestata a Serina fin da tempi antichi ed è noto a tutti come un importante nucleo di ebrei vivesse a Venezia.
Le opere in mostra. Il lavoro di Giovanni Bonaldi indaga l'opera del Palma riportandolo in un mondo molto attuale. I colori, le tecniche, le direzioni degli sguardi sono riproposti, quasi come un'analisi di laboratorio che, pur restando sempre coerente con il tema proposto dall'artista, riesce a tratti a disconnettersene, offrendo allo spettatore una lettura artistica personale. I documenti sono molti e interessanti e la ricerca detta un doveroso tributo alla costanza di uno storico locale – Isaia Bonomi. Il Bonomi lavorò lungamente alla corretta disposizione del polittico serinese, dialogando con storici e personalità di spicco dell'arte moderna, raccogliendo una quantità importantissima di documenti e scritti su Jacopo Negretti.
Il dialogo con lo Spazio ALT. Il Museo ALT – acronimo di Arte Lavorio e Territorio – non è uno spazio semplice con cui relazionarsi. Entrarvi significa addentrarsi in uno spazio post industriale di 3.500 metri quadrati, frutto di un sapiente recupero post-industriale e immerso da una collezione, quella dell'Architetto Tullio Leggeri, fortemente connotata da artisti contemporanei e giovani sperimentatori. Oltre alla splendida galleria interna, la mostra di Giovanni Bonaldi ha occupato alcune parti dello spazio, ponendole in dialogo con lo spazio e mostrando una parte precedente del lavoro dell'artista. Resterà aperta fino al 1 novembre, dal giovedì al sabato dalle 16.00 alle 19.00.