Altro che OGM

C’era una volta… l’anguria e non era uguale a quella di oggi

C’era una volta… l’anguria e non era uguale a quella di oggi
Pubblicato:
Aggiornato:

C’era una volta… l’anguria. C’è anche oggi, è vero, ma la sua forma e il suo gusto non è sempre stato quello che ci gustiamo con piacere nelle calde giornate estive. Perché nei secoli, l’anguria, come tanti altri frutti e diverse verdure, ha subito una trasformazione incredibile. E la colpa è tutta della genetica. Oggi i cosiddetti OGM, organismi geneticamente modificati, dividono l’opinione pubblica, ma molti non sanno che gli esseri umani da sempre compiono modifiche genetiche, anche minime e involontarie, a ciò che vanno a produrre o coltivare. Mentre infatti la produzione di OGM comporta una modifica diretta dei geni della coltura affinché il risultato sia esattamente quello voluto dal soggetto agente (l’uomo), in questo caso ci troviamo di fronte a una forma di modificazione genetica quasi casuale, dovuta a una sorta di “ambientamento” del frutto o dell’ortaggio a un determinato habitat. Un esempio è la capacità di una pianta di rendere i suoi frutti resistenti a certi batteri.

Il risultato di questo processo sono proprio i frutti e le verdure che ci ritroviamo oggi a tavola, ma che secoli fa erano completamente diversi. Business Insider ha realizzato un breve viaggio nella storia, il cui tema centrale sono proprio queste trasformazioni genetiche di cui, probabilmente, non tutti sono a conoscenza. Così quando qualcuno vi farà notare tutti gli effetti negativi degli OGM, potrete rispondergli che, in fondo in fondo, li mangiamo da secoli senza saperlo.

 

Anguria

anguria 1 - Copiaanguria 2

A rivelarci le fattezze dell’antenata dell’anguria è un dipinto di Giovanni Stanchi realizzato nel XVII secolo. Come spiega Vox, in una natura morta dell’artista romano (meglio noto come Giovanni Dei Fiori) appare un frutto che pare proprio un’anguria. E osservando la raffigurazione, possiamo notare come la polpa sia ben diversa da quella che conosciamo oggi: l’interno è diviso in sei sezioni caratterizzate da una forma vorticosa. Qualcosa di ben diverso dal succoso frutto che conosciamo oggi. Qualcuno ritiene che quello dipinto da Stanchi sia semplicemente un’anguria non matura e disidratata, ma la presenza (visibile) dei nocciolini neri dimostra che il frutto era perfettamente maturo.

 

Banana

banana 1banana 2

Gli studi confermano che le prime informazioni di coltivazioni di banane risalgono addirittura a 7mila anni fa. Secondo qualcuno, addirittura, è possibile che la banana esistesse già 10mila anni fa, in quella che oggi è la Papua Nuova Guinea. Presenza certa di banani nell’antichità è stata riscontrata anche in più zone del Sudest asiatico. Ma nessuna di quelle appariva come quelle che mangiamo oggi. La “nostra” banana, infatti, è il risultato dell’unione di due diverse specie selvatiche di banane: la Musa Acuminata e la Musa Balbisiana (quella raffigurata nell’immagine di sinistra). L’unione di queste ha dato vita al frutto che conosciamo noi oggi. A differenza dei suoi antenati, la banana moderna ha una forma “confortevole”, con semi impercettibili, un sapore piacevole e moltissime sostanze nutritive.

 

Melanzana

melanzana 1melanzana 2

Durante la loro storia, le melanzane hanno diversificato la loro specie, offrendoci così la possibilità di averne di molti tipi e di molti colori (viola, bianche, azzurre o gialle). Ma le prime melanzane di cui si abbia notizia erano coltivate in Cina ed erano solamente di colore giallo, spesso a forma sferica, con diverse spine lungo il gambo. Poi la coltivazione selettiva effettuata dall’essere umano ha portato la pianta ad “adattarsi” ad esso: le spine sono scomparse e i suoi frutti sono diventati più oblunghi e grandi. In base alle zone in cui veniva coltivata, inoltre, sono nati anche diversi colori. Insomma, è nata la melanzana che conosciamo noi oggi.

 

Carota

carota 1carota 2

Le prime carote di cui si abbiano notizia sono datate X secolo e provenivano da Persia e Asia Minore. Ma erano ben diverse da quelle che conosciamo oggi: il loro colore variava tra il viola e il bianco ed era, nei fatti, una sottile radice biforcuta. Nei secoli iniziarono a perdere il loro pigmento viola, diventando un po’ più gialle, ma restando praticamente immangiabili. Davano frutti, ma solo una volta ogni due anni. Poi hanno iniziato a coltivarle gli uomini e sotto la sapiente mano umana le carote di allora si sono trasformate in quelle di adesso, prelibato ortaggio invernale.

 

Mais

mais 1mais 2

Il mais rappresenta forse il miglior esempio delle trasformazioni di cui stiamo parlando. Nel 7mila a. C., infatti, il mais era ben diverso da quello che abbiamo in mente oggi ed era praticamente immangiabile. Era un ortaggio secco, che ricordava molto la consistenza di una patata cruda. Il mais di oggi è mille volte più grande di quanto non fosse 9mila anni fa ed è molto più facile da coltivare e mangiare. Altro cambiamento è la percentuale di zuccheri che contiene: oggi il 6,6 percento, allora non più dell’1,9 percento. Secondo quanto riferito dal professore e chimico James Kennedy, la maggior parte di queste trasformazioni sono avvenute intorno al XV secolo, quando i coloni europei hanno iniziato a coltivare intensivamente il mais.

 

Pesca

natural-peachlow-carb-fruit_peach

Una volta la pesca era… una ciliegia. O meglio, la pesca che cresceva in natura nel 4mila a. C. circa era molto piccola e con poca polpa, decisamente simile a una ciliegia odierna. I primi a coltivarle furono i cinesi, che in antichissimi manoscritti descrivono il suo sapore come «molto salato e terroso». Il chimico James Kennedy ha spiegato che il gusto delle antiche pesche doveva ricordare molto quello delle lenticchie crude. Da quando però l’uomo ha iniziato a coltivarle, la trasformazione è stata lenta ma totale: il frutto è diventato 16 volte più grande, il 27 percento più succoso e il 4 percento più dolce.

Seguici sui nostri canali