Il Colosseo riavrà la sua arena la bella notizia d'inizio anno

Il Colosseo sta per essere sottoposto a una delle operazioni di recupero archeologico più importanti degli ultimi anni, almeno in Italia. La costruzione dell’Anfiteatro flavio iniziò nel 72 d.C. per ordine dell’imperatore Vespasiano, un generale originario di Rieti che riuscì ad assurgere alla porpora imperiale e a diventare il fondatore della dinastia Flavia, appunto. Il Colosseo fu inaugurato nell’anno 80 dal figlio di Vespasiano, Tito, e subì alcune modifiche per mano del fratello minore, nonché successore, Domiziano. Sopravvisse alla caduta dell’ultimo imperatore, Romolo Augustolo, ma durante l’Alto Medioevo (cioè nel periodo compreso tra il 476 e l’anno 1000) venne convertito in una cava a cielo aperto da cui asportare materiale da ricostruzione.
Nel novembre 2014 il ministro Franceschini ha rilanciato su Twitter un’idea dell’archeologo Daniele Manacorda e ha proposto di ricostruire l’arena, il “palcoscenico” su cui avvenivano le lotte dei gladiatori. È stata infatti smantellata durante i secoli XIX e XX per permettere agli archeologi di esplorare i corridoi e le camere sotterranee, quelle in cui i combattenti attendevano il proprio turno, fianco a fianco con le belve feroci. Il progetto ha ricevuto due giorni fa l’approvazione della commissione paritetica Mibact-Roma Capitale. Potrebbe essere uno dei regali migliori che ci ha lasciato l’anno appena conclusosi. Insieme al Colosseo, sarà rivalorizzata tutta l’area archeologica centrale di Roma. Non diventerà « un parco archeologico inteso in senso tradizionale e dunque chiuso, recintato, che esclude, ma uno spazio vitale aperto ai cittadini e ai visitatori»: così dice Giuliano Volpe, presidente della commissione paritetica Mibact-Roma Capitale.
Il progetto. La relazione della commissione Mibact-Roma Capitale (che oltre a Giuliano Volpe, è composta anche da Michel Gras, Tiziana Ferrante, Adriano La Regina, Eugenio La Rocca, Laura Ricci, Claudio Strinati e Jane Thompson) ha presentato una proposta di intervento per dare nuova vita al Colosseo, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1980. Essa si può riassumere in tre punti principali:
- Rendere visitabili gli spazi sotterranei del monumento e aprirlo a iniziative culturali, tutte di alto profilo.
- Garantire un collegamento dell’anfiteatro con il Ludus Magnus, una specie di caserma in cui si allenavano i gladiatori, e assicurarsi che possa essere fruibile anche di sera. Volpi dice infatti che «l’importante è eliminare quella visione di ruderi con il buco, ricreando uno spazio integrato con il Colosseo, come nell’antichità». La commissione propone di realizzare anche un’entrata al colle Palatino lungo via dei Cerchi, creare punti di sosta e di parcheggio per i pullman turistici nella zona di S. Maria in Cosmedin ed eventualmente in via di Valle delle Camene. Si augura inoltre di pedonalizzare via dei Cerchi, aumentare la pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali, eliminando le barriere architettoniche e limitando la fascia carrabile solo al trasporto pubblico. È stata anche ventilata l’ipotesi di creare una linea circolare elettrica di autobus ad altissima frequenza (via dei Fori imperiali, Colosseo, via dei Cerchi, piazza Venezia). Lo scopo di questi interventi urbanistici è quello di «creare un sistema misto che consenta una fruizione sempre più partecipata ma garantisca anche introiti», coinvolgendo nel progetto «attività commerciali e ristorazione», spiega Giuliano Volpi.
- Rilanciare il progetto di un Museo di Roma, che racconti la storia della città dall’antichità ad oggi con un ampio uso delle tecnologie.


Una veduta interna del Colosseo di Roma, oggi 14 ottobre 2010 . Sono stati presentati stamani alla stampa i lavori di restauro che hanno consentito l'apertura al pubblico degli spazi del terzo ordine, degli ipogei e della Porta Libitinaria del Colosseo. ANSA / ETTORE FERRARI


Il progetto ha suscitato entusiasmi e critiche, come è usuale in casi come questo. Il professor Andrea Carandini, ex presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, è entusiasta e afferma: «già immagino dentro al Colosseo concerti come la Passione secondo Matteo di Bach, sulla scorta delle rappresentazioni sacre durante il Medioevo. Purtroppo ci sono molti Catoni, ma io non sono un censore e auspico che davvero si possa ripristinare la pavimentazione dell’Anfiteatro Flavio. Sono contento quindi che il ministro Franceschini abbia accolto favorevolmente l’ipotesi. Tanto più che non si tratta, come ritengono alcuni, di una rivoluzione, di un’innovazione, ma di una conservazione e valorizzazione dell’esistente».
Tra i contrari ci sono lo storico dell’arte Tomaso Montanari e Salvatore Settis, ex direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa e ex presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali. Montanari non usa mezzi termini per esprimere il suo disappunto: «È un’idea povera culturalmente, banale e banalizzante, che confonde conoscenza e intrattenimento. Con tutto quello che c’è da fare, con tutto l’enorme patrimonio d’arte in pericolo, con le tante, tantissime cose sconosciute dei nostri tesori, è giusto che il ministro si concentri sul Colosseo e sul suo uso spettacolare?».
Anche Salvatore Settis dice che è stato fatto un errore nella scala delle priorità: «Questo è un momento drammatico per la tutela del patrimonio culturale. Lo Sblocca-Italia contiene norme devastanti, e intanto la funzionalità del ministero cala di continuo per mancanza di fondi e di personale. In questa situazione, non credo proprio che l’eventuale restituzione dell’arena del Colosseo sia una priorità ragionevole, anche perché dettata da un’ipotesi di riuso per forme varie di intrattenimento». Insomma, il progetto del salva-anfiteatro sarebbe una sorta di specchietto per le allodole (e per i turisti), utile per insabbiare altre, più stringenti e più impegnative emergenze (forse il sito archeologico di Pompei?).
In ogni caso, siate voi contrari o favorevoli, è innegabile che a occhi profani (e per profani si intendono tutti i non addetti ai lavori) la restituzione del Colosseo al suo giusto decoro è una gradevole sorpresa. Beda il Venerabile, un monaco benedettino vissuto nel VII secolo, scriveva che «finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo». Meglio non imbruttirlo troppo, allora, il nostro anfiteatro. Chissà che a renderlo più bello non se ne cavi qualcosa di buono anche noi. Nel nome dell’utilità dell’inutile.