Dal 23 aprile al via in Carrara la mostra "Napoli a Bergamo": restauri, nuove scoperte e prestiti
È la prima esposizione sotto la guida della nuova direttrice Martina Bagnoli. Un grande lavoro di studio e approfondimento
di Marta Belotti
Con la mostra Napoli a Bergamo, che verrà aperta al pubblico domani (martedì 23 aprile), l'Accademia Carrara si fa punto di approdo di opere provenienti alcune dalla Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito, alcune dal deposito della pinacoteca stessa, e altre ancora da chiese e istituzioni sparse in tutta la Bergamasca, in particolare da Clusone, Pedrengo, Nese (Alzano Lombardo), Stezzano e Rovetta per un totale di 40 elementi.
La mostra, a cura di Elena Fumagalli con Nadia Bastogi, resterà aperta fino al 1 settembre e prevede in parallelo un ampio Public Program, ovvero un ciclo di conferenze collegate.
La prima mostra con la nuova direttrice
Napoli a Bergamo è la prima esposizione sotto la direzione di Martina Bagnoli, la nuova direttrice dell'Accademia Carrara insediatasi solo un paio di mesi fa. «Per me questa mostra è una prova del fuoco, perché qui si vedrà se sono all'altezza di questo museo - ha dichiarato Bagnoli nella giornata di oggi, 22 aprile, dedicata alla presentazione della mostra -. Gli aspetti fondamentali di questa mostra sono la ricerca e la restituzione. Questa esposizione è qualcosa di completamente nuovo: ci sono nuovi restauri, una nuova attribuzione e nuove scoperte. Per questo devo ringraziare il grande lavoro di squadra fatto da curatori, restauratori, studiosi che hanno fatto così tanto in così poco tempo».
La nuova attribuzione
In particolare, tra le assolute novità della mostra c'è l'attribuzione a Luca Giordano di Incoronazione di Spine, opera del 1660-1665 trovata nei depositi della Carrara e fino a oggi considerata una copia e non una creazione di mano del maestro. «È la prima volta che questo dipinto viene esposto in una mostra - ha spiegato con orgoglio la curatrice Elena Fumagalli -. Il restauro ha portato alla luce le grandi qualità di questo quadro, che mostra una cura dei dettagli, soprattutto nei riflessi delle armature e dei guanti, difficile da attribuire a un copista. Per questo, ed altri elementi, abbiamo proposto questa nuova attribuzione che speriamo possa essere accolta favorevolmente dal mondo scientifico».
Da Clusone a Pedrengo, passando per Rovetta e non solo
Un quadro mai valorizzato ora riscoperto, ma non solo. La mostra fa conoscere anche alcuni tesori che rischiano di essere poco considerati solo perché fanno parte della quotidianità di molti. È il caso delle quattro pale del Giordano presenti nella chiesa di San'Evasio a Pedrengo; dei due bassorilievi del Fantoni presenti a Rovetta; delle due opere di Nicola Malinconico (allievo del maestro) conservate al Mart di Clusone; della Madonna con Bambino dello stesso autore presente nella chiesa di San Giovanni Battista a Stezzano e del San Francesco proveniente da Nese (Alzano Lombardo), nonché il Passaggio del Mar Rosso, quadro firmto da Luca Giordano arrivato a Bergamo nel 1682 e da allora pezzo forte della basilica di Santa Maria Maggiore.
Da sinistra a destra: Il general manager di Fondazioe Accademia Carrara Gianpietro Bonaldi, l'assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti, la direttrice Martina Bagnoli, il presidente "Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito" Giancarlo Lo Schiavo, la curatrice Elena Fumagalli
Nadia Bastogi spiega
Le quattro pale della chiesa di Pedrengo
Il territorio di Bergamo ha quindi dato molto, e in modo generoso come testimoniato da Bagnoli: «È stato bello, e non scontato, vedere i parroci contenti e orgogliosi di poterci prestare delle tele presenti nelle loro chiese». Le opere bergamasche rappresentano però solo una parte dei tanti dipinti che si incontrano lungo il percorso, molti dei quali, come anticipato, provengono dalla Fondazione del collezionista Giancarlo Vito, ingegnere che poco dopo la metà degli anni '60 iniziò la sua attività di collezionista che lo portò a diventare una delle voci e degl studiosi più autorevoli nell'ambito della sptoria dell'arte di Napoli nel Seicento.
Dove sta il legame tra Bergamo e Napoli
«Giuseppe De Vito studiava per comprare e comprava per studiare - ha sottolineato Giancarlo Lo Schiavo presidente Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito -. Delle 40 opere presenti in mostra 22 sono della Fondazione. De Vito, pur di tutt'altra fondazione, per la sua passione divenne presto uno dei più grandi studiosi della pittura napoletana». Da questo connubio tra Bergamasca e Napoli nasce quindi «questa storia nuova tutta da scoprire - per usare le parole dell'assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti -. Un'occasione per scoprire la Napoli del Seicento, e quanto della sua bellezza è custodito a Bergamo».
Il quadro attribuito a Luca Giordano (Incoronazione di Spine, opera del 1660-1665)
L'attraversamento del Mar Rosso in Santa Maria Maggiore
Due opere presenti sul territorio (Stezzano e Nese)
Il presidente di Fondazione Accademia Carrara, nonché sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, purché non presente, sottolinea: «La mostra riesce così a essere fedele a una tradizione espositiva che sempre ha cercato un aggancio con il territorio o con la propria collezione permanente, in questo caso grazie alla presenza id opere disseminate tra il capoluogo e i diversi centri della provincia».