Dal Pizzo Coca col parapendio Video del grande volo di Busi

Non chiamatelo parapendio. Noi nel titolo l’abbiamo fatto, per esigenze di chiarezza e sintesi. Ma quello con cui Angelo Busi, 25enne senza paura di Mapello, si è gettato dalla cima del Pizzo Coca, la più alta delle Orobie con i suoi 3.050 metri, non è un parapendio ma una vela da speedflying. È più piccola e soprattutto più veloce di un normale parapendio, di quelli che spesso in valle vediamo volteggiare in senso circolare sulle nostre teste a mo’ di avvoltoi, ma meno malauguranti. Molto più veloce. Angelo ha volato per appena 5 minuti, toccando i 90 chilometri orari e percorrendo un dislivello di circa duemila metri. L’atterraggio, senza problemi, a Valbondione. Senza un graffio ma con tanta adrenalina.
«Così come ho sempre sognato». «Scalare montagne e volare via!!!». Con tre punti esclamativi. Che, in questo caso, sono usati con dovizia. Con queste parole Angelo Busi ha commentato il suo video postato su Facebook. Mozzafiato. Poco prima, e ci sta tutto, si era fatto un selfie nella neve a pochi passi dalla croce, con un panorama da cartolina intorno e l’orizzonte arrotondato dal grandangolo. Effetto occhio di pesce, che fa molto pianeta Terra visto dallo spazio.
Tanto allenamento. Un’impresa del genere necessita preparazione. Ci vuole allenamento per un volo perfetto. «È stata una grande emozione decollare dal tetto delle Orobie – ha detto a L’Eco di Bergamo -. Certo, non è stata un’improvvisata: mi ero preparato, avevo tutte le attrezzature necessarie e soprattutto ho trovato le condizioni meteo ideali. Durante le circa 4 ore di cammino fino alla vetta ho tenuto d’occhio costantemente le evoluzioni del tempo: senza la situazione ottimale che ho trovato, avrei rinunciato. Mi è già capitato in passato di dover tornare indietro, la sicurezza prima di tutto». Busi è responsabile elettrico di un’azienda. La montagna la ama fin da bambino: prima alpinismo, poi arrampicata, skyrunning, parapendio. E via così. Con la vela era già sceso dal ghiacciaio del Disgrazia a 3.400 metri e dalla Punta Helbronner sul massiccio del Monte Bianco, sempre sui 3.400. La prossima impresa? Sorpresa.