Dieci cose che si ricorderanno di questa Biennale di Venezia
Tutti i mondi futuri, è questo il tema attorno a cui ruota la 56esima Biennale di Venezia, uno fra gli appuntamenti d'arte più importante al mondo, che si celebra ormai da 120 anni e che per questa edizione ha guardato alla speranza, cercando prospettive che esplorano All the World's Futures, sotto la guida del curatore Okwui Enwezor.
Resterà aperta fino al 22 novembre e dagli addetti al settore è stata definita una bella Biennale, decisamente politica. Non tanto perché si schiera politicamente, ma perché parla di ciò che il mondo vive ora e che dovrà risolvere nel futuro. Girare fra i padiglioni dislocati fra le due sedi storiche - i Giardini e l'Arsenale – significa accendere l'attenzione sulla questione ecologica, sulla questione migranti, sulle rivendicazione di genere, sui totalitarismi e sull'economia. È una biennale ricca e coinvolgente, anche se non semplice. Occorre andare con lo spirito giusto e con un po' di tempo a disposizione. Quanto? Beh, per interiorizzarla al meglio, sicuramente due giorni non bastano. Ma per chi volesse approfittare di un weekend in laguna vi consigliamo – dopo esserci stati – dieci cose che resteranno di questa Biennale, al di là dei vincitori.
1) Il Capitale di Karl Marx
È il cardine attorno a cui gira la curatela di Okwui Enwezor e Das Kapital è proposto con un'imponente lettura dal vivo dei tre volumi per i sette mesi di apertura dell’Esposizione. Ispirandosi agli anni in cui l'Esposizione veneta è stata attenta alle dinamiche geopolitiche e sociali, Enwezor ha voluto tornare a indagare come le tensioni del mondo esterno sollecitino le sensibilità, le energie vitali ed espressive degli artisti, i loro desideri, i moti dell’animo. In quest'ottica, l'Arena – il grande spazio dei Giardini - è diventata il centro nevralgico del percorso, ricchissimo di video, performance, installazioni e suggestioni. Tutt'altro che semplice: occorre volontà per entrare a pieno regime nelle dinamiche di questo tema.
2) Gli Alberi
Tronchi, cortecce, fiori, natura, colori e alberi sono presenti in diversi padiglioni. Il rapporto con la natura è un dolce filo poetico che ogni tanto si ritrova e diventa piacevole anche nell'arte contemporanea. Occorre soltanto stare attenti che gli alberi non vi vengano addosso, perché quelli del padiglione francese si muovono ed è un piacere provare a stare fermi mentre un grosso arbusto danza intorno a noi.
3) Gli insetti
Pare che nella visione dei mondi futuri gli artisti prediligano gli insetti più di altri animali. Ci sono api, mosche, scarafaggi. Diciamo che quella degli insetti è la categoria più rappresentata per ciò che riguarda il mondo animale, talvolta piacevole, il più delle volte preoccupante.
4) Le chiavi della memoria
Girando per i Giardini, l'installazione giapponese è sicuramente la più poetica e affascinante. Un'interminabile distesa di fili rossi si intreccia sul soffitto fino ad avvolgere due imbarcazioni in legno. Dall'alto dei fili penzolano migliaia di chiavi. L'artista Chiharu Shiota ha chiesto a 180mila persone su internet di inviargli la propria chiave, sia essa di casa, di un cassetto, un armadio o quant'altro e le ha riunite sviscerando l'idea che rappresentino migliaia di ricordi, di vite preziosamente custodite.
5) Gli uomini a testa in giù di Baselitz
Chiudono il percorso alle Corderie dell'Arsenale e sono un colpo d'occhio incredibile. Otto enormi tele su cui sono rappresentati uomini a testa in giù, quasi fossero impiccati. I titoli sibillini non fanno che aumentare la magia di trovarsi attorniati da questa figure che sottolineano la bellezza della pittura, presente in questa Biennale con rappresentati illustri, seppur sempre inframmezzata da video e fotografie.
6) Gli immigrati
I volti degli uomini e delle donne che arrivano in Europa dai posti più disparati del mondo, o le immagini dei popoli in fuga, in viaggio verso un futuro diverso, costellano tutta la Biennale. I volti in generale sono una costante da indagare, mostrare e valorizzare nella loro diversità.
7) La finanza
I soldi, i dati e la situazione economica globale sono un altro dei tempi sciorinati da questa 56esima Biennale. Ta le altre opere segnaliamo, nel padiglione della Germania, un'animazione in cui i grossi poteri finanziari e le speculazioni mondiali prendono le sembianze di eleganti teenager che, ballando, si ritrovano a operare in questo mondo virtuale come fossero dei super eroi.
8) Negozi assurdi ricostruiti in interi padiglioni
Sono ben due quest'anno i padiglioni che si sono dati alla ricostruzione di ambienti realmente esistiti o esistenti, da ricollocare nel proprio spazio espositivo. Da una parte, il Canada ha ricreato un negozio di generi vari degli anni Ottanta, con tale metodo da ingannare diversi spettatori. Dall'altra parte la Grecia – la cui partecipazione è stata in forse a causa della crisi economica del Paese – ha ricostruito integralmente un negozio di Atene. Lo spazio si riempie quindi di pelli e animali imbalsamati, merce pregiata di questo storico conciatore greco. Alle pareti sono riproposti anche tutti i ritagli di giornale collezionati negli anni dal proprietario.
9) Le mappe
La reinterpretazione delle mappe è una delle cose più curiose di questa Biennale. Non ci sono soltanto quelle geografiche:
ogni dato, valore, grafico è stato trasformato a livello visivo in un tessuto cucito, in un piccolo quadro decorato, in una grande rielaborazione pittorica. I dati che riguardano guerre, morti, migrazioni, mercati economici, diventano colori, linee, forme in una reinterpretazione che trasforma il valore in un'immagine indelebile.
10) Le parole
Una frase fra tutte ci ha colpito: This is not the season to stay silent, scritta da un performer durante la sua permanenza nel padiglione della Slovenia. Le parole in generale sono fondamentali in questa Biennale. I mondi futuri passano anche da lì, da parole che vanno sottolineate a quelle che vanno cancellate.