Come i quadri di Turner

I due cacciatori d'onde marine E i loro scatti da restare senza fiato

I due cacciatori d'onde marine E i loro scatti da restare senza fiato
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Diceva John Fitzgerald Kennedy che «quando torniamo al mare, sia per navigarci che per guardarlo, torniamo da dove siamo venuti». Il senso di impotenza di fronte ad un mare in burrasca o lo stupore per i colori riflessi del cielo sovrastante non permettono (quasi) mai all’uomo di catturare in un istante l’infinito che si mostra davanti ai suoi occhi. Da sempre pittori prima e fotografi poi hanno cercato di riprodurre nel modo più veritiero possibile l’essenza del panorama blu. Quadri come Il naufragio della Minotauro di William Turner o Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friederich documentano appieno il tentativo dell’arte di riuscire a racchiudere in un momento tutta la prepotenza del mare.

Dal 2008, Ray Collins, un surfista australiano, ha deciso di prendere in mano la macchina fotografica per immortalare quello che del mare più lo affascina, ovvero il momento in cui l’onda si gonfia prima di infrangersi a riva. Da buon surfista, Collins è rimasto estasiato da come le acque apparissero creste appuntite e frastagliate, e ha iniziato così a fotografarle mentre lottavano con le tavole degli amici. Il risultato conseguito ha lasciato tutti senza parole, tanto da aprire a Ray importanti collaborazioni con grandi aziende come Apple, Nikon e United States Airlines; l’istante caro all’obiettivo di Collins è quello che testimonia la bellezza transitiva delle onde, reso per mezzo di un’interazione tra l’acqua e la luce. «Congelare il rapporto effimero tra l’acqua e la luce è il motivo che mi ispira e che mi fa alzare dal letto nel buio di prima mattina», dichiara, del resto. Ecco i suoi scatti.

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L’italiano Puccinelli. Simile al percorso di Collins è quello dell’italiano Alessandro Puccinelli, che nel 2011 ha lavorato ad un progetto chiamato I cavalieri dell’infinito esercito del mare, realizzando scatti suggestivi nell’Oceano del Portogallo. Nato a Pisa, nel 1993 nasce in lui la passione per la fotografia, accompagnata da un amore sconfinato (è il caso di dirlo) per le onde del mare, scoperto all’età di 16 anni da surfista. Come scrive sul sito personale: «La presenza del mare nella mia vita quotidiana rappresenta qualcosa di estremamente importante per me su cui proietto le mie paure, i sogni, le speranze, ricevendone in cambio la forza interiore e la chiarezza mentale».

Secondo Puccinelli, se l’occhio umano perde la ricerca della cresta dell’onda, solo la fotografia riesce a catturare al meglio il fascino, in modo da rendere in un unico e semplice istante la fusione tra la potenza, la libertà e l’eleganza dell’oceano. Il fotografo italiano, innamorato dei quadri di Turner, esprime benissimo l’inquietudine per la marea d’acqua che per lui rappresenta «la casa ancestrale. La sua forza e la sua vastità mi fanno sentire piccolo e vulnerabile, ma, allo stesso tempo, mi indicano un percorso, un esempio da seguire o addirittura un punto di arrivo». Parole profonde che non riescono però a rendere pienamente quello spettacolo sublime che solo la fotografia descrive.

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