Itinerari per l'estate

Gita di due giorni in paradiso Avete mai visto... Conques?

Gita di due giorni in paradiso Avete mai visto... Conques?
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L’avete mai vista la chiesa abbaziale di Sainte-Foy a Conques? Magari, una volta nella vita, sarebbe anche il caso di andarci. Quanto ci vuole, da Bergamo? Un po’ meno di dieci ore passando da Torino, Chambéry, Lione e St. Etienne. In territorio francese, spiace dirlo, la strada è molto bella. Attraversa due parchi: quello nazionale della Vanoise e il regionale naturale dei Vulcani dell’Alvernia. Alla fine, passato Aurillac, un bivio sulla sinistra porta a Conques. Se ci arrivate di pomeriggio è meglio, perché potrete ammirare il portale, le Tympan, dell’abbatiale in tutto il suo splendore. Per fare le foto sarebbe però meglio arrivarci al mattino, per evitare ombre troppo forti. In breve: prenotate un albergo in loco e prevedete di starci almeno un giornata, per girare con agio intorno a questo miracolo isolato dal mondo che non si smetterebbe mai di guardare e riguardare.

Noi siamo viaggiatori all’antica, o alla Nabokov: ci piacciono le sorprese. Per questo desidereremmo non anticipare niente per non togliere a nessuno lo stupore della sorpresa. Ma dato che oggi è impossibile che chi decide di andare da qualche parte non vada prima a ravanare in internet, allora vi suggeriamo subito questa immagine: Timpano di Ste Foy de Conques.

 

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[questa se la desiderate più leggera]

 

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Come vedete, si tratta di un Giudizio Universale in terracotta, pieno di figure di santi e di dannati. I primi alla destra di Cristo, i secondi a sinistra, oltre e sotto i quattro evangelisti. Le figure infernali sono di una simpatia irresistibile tanto sono brutte e cattivissime. Una simpatia assolutamente romanica, per chi ha il debole per l’arte di questo periodo. Ma l’immagine più commovente si trova tra i beati del registro mediano, all’altezza dei tre personaggi con al centro san Pietro con le chiavi: un vescovo col suo pastorale che sta conducendo per mano un vecchietto con la corona e il simbolo del potere imperiale. Dicono si tratti di Carlo Magno. Noi preferiamo pensare che si tratti dell’imperatore come figura del potere mondano, che si fa condurre a Cristo dalla Chiesa cui si affida un po’ meravigliato, come un bambino discolo invitato ad una festa di grandi. Guardate bene le facce di quei due: non ve le scorderete più tanto son belle. Poi entrate, vedete tutto quel che c’è da vedere, e uscite.

 

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A questo punto, si è detto, girate un po’ per i dintorni, così da poter ammirare la chiesa anche dall’alto e di lontano. E immaginatevi questa cosa impossibile mille anni fa. Senza niente intorno. Girate anche per il borgo, che è molto piccolo. Fate attenzione perché da qualche parte c’è una lapide che parla di una pestilenza avvenuta, guarda caso, in coincidenza con quella famosa dei Promessi Sposi.

Avvertenze: portatevi un binocolo, portatevi un binocolo per uno, portatevi un binocolo che funzioni. Avvertenza due: se avete studiato latino, o avete in famiglia qualcuno di cui fidarvi, magari già sull’immagine che vi abbiamo fornito date un’occhiata alle iscrizioni, che si aggirano per tutto il bassorilievo. Sono irresistibili nella semplicità della loro proposta di fede. Avvertenza tre: se vi capita di dover seguire una guida francese, una signora che dice di essersi trasferita lì perché innamorata dell’abbatiale, fate attenzione a come sappia tutto dell’architettura ma non capisca un accidenti del contenuto della figurazione. Il paradiso, ad esempio, lo salta a pié pari. Per questo è importante che ci sia qualcuno che, almeno ogni tanto, restituisca l’equilibrio del senso al timpano e ai capitelli dentro la chiesa. Se lo meritano, che diamine. Terminata la visita potete far tre cose prima di tornare a casa.

 

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[Abbaye de Saint-Pierre a Moissac]

 

Andare a vedere l’Église Saint-Sauveur (Chiesa del Santo Salvatore) nella vicina Figeac. Interno meraviglioso, abside da Van Gogh (anche se non è quella del cipresso e nemmeno l’altra). Oppure, se proprio volete morire d’incanto lontani da casa, in un’oretta e mezzo potreste recarvi a Moissac, dove vi aspetta la strepitosa, strepitosissima, Abbaye de Saint-Pierre. Altro portale magnifico (meno dell’altro, ma comunque da rimanerci secchi), chiostro da tenere il fiato per mezz’ora di seguito e, soprattutto, un bassorilievo col profeta Geremia da far venire i brividi. Tutto il complesso è patrimonio Unesco. Non che la cosa voglia dire molto, in sé, ma questa volta ci hanno visto giusto. Unico problema con Moissac è che a questo punto sarete molto lontani da casa. Vedete voi cosa vi conviene fare.

 

 

Infine potreste decidere, per riavvicinarvi a Bergamo, di scendere verso il mare così da passare sul più lungo viadotto europeo, quello di Millau. È un’esperienza impressionante: non finisce mai e sembra di volare. Se si pensa a come hanno trattato il nostro Viadotto Italia (il più lungo per anni, fino a che non è arrivato questo) non rimane che invidiare i francesi per come se lo coccolano. C’è l’asfalto che se non lo spazzolano tutte le mattine con un pennellino nero poco ci manca. E un panorama a perdita d’occhio.

 

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Da Millau continuate per Cirque de Navacelles, Les Belvédères de Blandas, D158, 30770 Blandas, Francia. Ci verrebbe da non dirvi di cosa si tratta. Però lo facciamo: è un immenso imbuto, una voragine strepitosa che si apre nel terreno e accoglie sul fondo un piccolo abitato. Dal belvedere al fondo si arriva per una strada che a percorrerla in moto c’è da diventare pazzi di gioia. In macchina si deve fare più attenzione perché è strettina e tutta curve. Ma il pericolo maggiore è che chi guida si distragga guardando il paesaggio. A questo punto raggiungete Montpellier, e siete a casa. Proprio a casa magari no, però è tutta autostrada.

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