Gli attori si mettono in posa Scatti bellissimi dietro le quinte

Ci sono momenti in cui il cinema si trasforma in fotografia. Ci sono fotogrammi che rimangono così impressi nella memoria che la pellicola sembra essersi fermata. Fotografia e cinema si guardano, si raccontano e prendono ispirazione reciproca in un intreccio di immagini, racconti, dal bianco e nero al colore, in un percorso fatto di rimandi e contaminazioni. Una storia, a cura di Daniele De Luigi e Marco Pierini, narrata dagli scatti dei fotografi della collezione della Galleria Civica di Modena, in calendario dal 7 febbraio al 7 giugno 2015.
Il percorso espositivo abbraccia un secolo di cinema: dal cortometraggio sperimentale Thaïs di Anton Giulio Bragaglia del 1917, lungo tutto il Novecento, fino ai film italiani e internazionali degli ultimi anni e ai suoi protagonisti, da Woody Allen a Bill Murray, da Nanni Moretti a Paolo Sorrentino. Saranno più di quaranta gli autori in mostra: dal neorealismo del fotogiornalista Federico Patellani al mood più fashion di Horst. La mostra prosegue con le immagini scattate da Gina Lollobrigida stessa e Tazio Secchiaroli, che ha ispirato il ruolo di Riccardo Paparazzo nel film di Federico Fellini La Dolce Vita, ricordato nel tempo come icona del paparazzo per eccellenza, termine per il quale tuttora non esiste traduzione in altre lingue.
Scorrono, come sulla pellicola di un film, i volti dei grandi protagonisti del cinema italiano e internazionale. Fotografie di scena, ritratti in studio, scatti eseguiti durante le pause sul set oppure in strada di sorpresa, tutti restituiscono un affresco variopinto del mondo del cinema e la sua dimensione sospesa tra realtà e immaginario. Accanto alle bellissime Carroll Baker e Marilyn Monroe, posano i nomi dei nostri divi contemporanei come Carlo Verdone, Cristiana Capotondi e Claudia Gerini, ritratti da Giovanni Cozzi. Tra le star in posa ci sono Marlene Dietrich e Carroll Baker, John Huston e Tony Curtis, Totò e Roberto Benigni, Claudia Gerini e Cristiana Capotondi. Registi immortalati sui set dei loro film, in momenti di concentrazione (Visconti, Antonioni), impegnati in intense conversazioni con gli attori (Bertolucci con Depardieu in Novecento, Pasolini con la Callas in Medea) o intenti ad illustrare l'esecuzione dell’opera (Fellini in 8 e ½, i Taviani in Kaos) o sulla scena, con immagini scattate da alcuni dei più grandi interpreti di questo particolare genere fotografico sui set di film come La terra trema e Quarto potere.
«La fotografia deve essere silenziosa». Così Roland Barthes stabiliva una delle condizioni per l’estasi temporale che può sorgere quando l’osservatore mette in gioco la propria soggettività sprofondando nell’immagine fotografica: «Non dire niente, chiudi gli occhi, lasciare che il particolare risalga da solo alla coscienza affettiva». Così il frammento cinematografico si stacca dalla pellicola, fino a sprofondare in un vuoto che sconfina nell’immaginazione.















