La mostra alla Galleria Previtali

Gli esotici colori di Coter Pittore bergamasco nel Pacifico

Gli esotici colori di Coter Pittore bergamasco nel Pacifico
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Ernesto Coter è un artista nato nel 1936, la prima volta. La seconda volta invece, è nato nel 1972, l’anno in cui si trasferì nelle isole Samoa non solo per proseguire la sua personale ricerca artistica, ma anche per contribuire in modo indissolubile allo sviluppo dell’arte contemporanea nell’arcipelago.

 

Ernesto Coter. Foto Paolo Stroppa

 

Ernesto è figlio del famoso scultore bergamasco Costante Coter (suo, per esempio, il portale d’ingresso della Chiesa delle Grazie). Fin dal 1955, Ernesto avvia la sua carriera artistica caratterizzata poi, a partire dagli anni Settanta, da performance e happening dal carattere provocatorio. È questo il periodo in cui, insieme al fratello Francesco e al poeta Gianpietro Fazion dà vita al gruppo Non Azione, dedicato alla polemica contro il sistema artistico vigente (proprio a questo progetto è stata dedicata un’importante mostra in GAMeC nel 2010). Ernesto decide di partire, poi, con la giovane moglie: destinazione le isole Samoa. Dove rimase per 32 anni.

Le Samoa, la luce, i colori e un nuovo sistema dell’arte. L’arrivo nell’arcipelago rappresenta per l’artista una vera e propria rinascita, innanzitutto professionale. Sull’isola ritrova luce e colori e quel contatto con la natura - affascinante e pericolosa - tanto desiderato. «Bergamo appare come un film in bianco e nero rispetto ai colori delle isole del Pacifico. Certo ci sono cose bellissime qui, ma il contatto con la natura è qualcosa di indescrivibile. Va provato». Niente più di queste parole, per raccontare cosa Ernesto Coter trovò dall’altra parte del mondo.

Foto 1 di 12

Disgelo, dal trittico Tre aspetti della primavera, 2008, acrilici su tela

Foto 2 di 12

Il canto dell'allodola, dal trittico Tre aspetti della primavera, 2008, acrilici su tela

Foto 3 di 12

Il giorno viene dall’oceano, 2008,acrilico su tela

Foto 4 di 12

Impermanenza, 2006, acrilico su tela

Foto 5 di 12

Memoria del paesaggio, 2008

Foto 6 di 12

Remoteness, 2009, acrilico su tela

Foto 7 di 12

Scroscio di pioggia, dal trittico Tre aspetti della primavera, 2008, acrilici su tela

Foto 8 di 12

Tutto si dissolve in luce (La pelle dell’aria), 2011, acrilico su tela

Foto 9 di 12

Verso l’oceano, 2009, acrilico su tela

Foto 10 di 12

Dopo il naufragio, 2010, acrilico su tela

Foto 11 di 12

Immanenza, 2012, acrilico su tela

Foto 12 di 12

Il litorale del cielo, 2005, acrilico su tela (Foto Massimo Variati)

La mostra alla Galleria Previtali. Le mostre che Ernesto, pur dimorando nell’arcipelago, continuava a realizzare tra Bergamo e Milano (portando le tele arrotolate in aereo), raccontavano proprio questa rinascita del colore. Lo fanno anche le opere esposte oggi, e fino al 31 ottobre, alla Galleria Previtali in via Tasso. Sono paesaggi astratti, irreali, che parlano di luce e terra; immagini in cui vuoto e pieno stanno in perfetto e contrapposto equilibrio. Uno yin e yang che attraverso l’astrazione di un’immagine riassume la delicata e affascinante vita della foresta. Un equilibrato contrasto, sottolineato anche dalla tecnica che si alterna nella resa di contorni evanescenti e forti colpi di spatola. All’interno della Galleria, i dipinti, tutti realizzati nell’ultimo decennio, dialogano con le opere d’antiquariato, permettendo di allargare questo gioco dei contrasti anche al rapporto fra antico e moderno.

Alle Samoa una scuola e un museo. Non senza orgoglio, Ernesto racconta di sé che nelle isole Samoa è considerato un personaggio di un’importanza centrale per l’arte del paese. A differenza di altri, la sua permanenza lì è stata caratterizzata anche da un impegno costante nella promozione e formazione degli artisti dell’isola. Pur mantenendo il suo stile europeo ed evitando di “scimmiottare” un primitivismo che non gli apparteneva, si è posto in dialogo con gli artisti del luogo e, insegnando per diversi anni storia dell’arte e disegno, ha potuto contribuire ad allargare i confini della formazione artistica degli abitanti dell’isola.

Suo è anche il progetto di un museo – realizzato circa due anni fa - destinato a raccogliere la testimonianza dell’arte contemporanea di quella zona del Pacifico. Ernesto Coter è tornato a Bergamo nel 2004, e da qualche anno si è trasferito in un grazioso borgo sul lago di Como. Sono soprattutto motivi di salute che hanno imposto questo rientro ed è chiaro che nelle sue ultime opere c’è molto di quel segno che un paesaggio con una natura così presente e totalizzante come quella dell’arcipelago samoano ha lasciato nei suoi occhi.

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