Il film da vedere nel weekend Ex Machina, un'ammaliante robot
Regia: Alex Garland.
Cast: Domhnall Gleeson, Oscar Isaac, Alicia Vikander, Sonoya Mizuno, Chelsea Li, Corey Johnson, Evie Wray, Deborah Rosan, Symara A. Templeman, Elina Alminas.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.
Caleb lavora come impiegato negli uffici di un grande motore di ricerca: come sorta di misterioso premio, per motivi non del tutto chiari, il giovane viene scelto e invitato alla residenza del mitologico fondatore dell'azienda, l'uomo che è stato capace di codificare l'algoritmo in grado di reperire tutte le informazioni sul web ad uso e consumo degli utenti. Ancor prima di essere giunto a destinazione, il ragazzo si rende conto delle vere intenzioni di Nathan: coinvolgerlo in uno strano ma importantissimo esperimento. Dopo anni di ricerche e studi l'uomo è infatti convinto di aver perfezionato una prima forma di intelligenza artificiale autonoma e chiede a Caleb di testarla, per valutarne il grado di riuscita. L'androide in questione ha nome Ava, è consapevole di essere un robot artificiale ma possiede fattezze in tutto e per tutto simili a quelle umane. Dopo l'iniziale sorpresa, il protagonista si rende conto dell'esistenza di qualche oscuro segreto, che filtra faticosamente nel muro di segretezza in cui Nathan lo ha immerso: sarà l'inizio di una discesa in territori sempre più pericolosi.
Ex Machina è un film di fantascienza dall'aria ultramoderna, con un ottimo design nelle parti meccaniche, ma che nasconde un'anima fortemente tradizionale. Siamo di fronte a un titolo complesso, un thriller d'inchiesta tutto giocato sulla parola e sul ragionamento, strutturata sull'immagine di uno scienziato che, come insegna il romanzo ottocentesco, sceglie di spingersi oltre i limiti. Non siamo lontani dal castello del dottor Frankenstein, nel quale venivano compiute sperimentazioni ai limite dell'etica per giocare a fare Dio: il segreto della vita è un materiale pericoloso, che da sempre affascina gli scienziati e gli artisti e che Ex Machina chiama in causa in maniera molto efficace.
Accanto a Nathan, scienziato dall'aria quanto mai gotica, un giovane e inesperto collaboratore, chiamato come cavia e testimone delle sue sperimentazioni su di una creatura inanimata, consapevole della propria natura inorganica, eppure profondamente umana. Tutto si risolve, in conclusione, su uno scontro di intelletti, sull'equilibrio uomo-macchina che sembra riecheggiare i toni titanici di 2001: Odissea nello spazio. Il tono complessivo è raffinato, perché per quasi tutto il tempo della narrazione i protagonisti evitano il confronto diretto e scelgono una via più vicina a quella tanto cara a Hitchcock: una sequela di parole sussurrate, patti che escludono uno dei personaggi e molta strategia psicologica.
La realtà nasconde sempre un doppio fondo che gli occhi non sono in grado di far saltare: c'è una natura ingannevole fatta di mistificazioni che solo guardata dall'esterno restituisce un senso di ordine e fornisce la possibilità di comprendere gli eventi. Sembra, come la fantascienza ci ha insegnato varie volte, che l'unico modo di accertarsi della realtà delle cose, sia quella di guardarle con occhi diversi, attraverso il filtro di un oggetto o di una videocamera. L'impressione, estremamente positiva, ma forse non completamente sviluppata dal film, è quella di trovarsi di fronte a una versione aggiornata del Frankenstein di Mary Shelley. La scelta di condire questo dramma fantascientifico con alcune tonalità romantiche può essere, almeno in parte, problematica ma, tutto sommato, il film funziona e non potrà che affascinare gli affezionati del genere, di vecchia data o nuovi che siano.