Il film da vedere nel weekend The Lazarus Effect, un horror

Regia: David Gelb.
Cast: Mark Duplass, Olivia Wilde, Sarah Bolger, Evan Peters, Donald Glover, Ray Wise, Scott Sheldon, Emily Kelavos, James Earl, Amy Aquino.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.
Quando alla metà dell’Ottocento, in Francia, sono nati la fotografia e, pochi decenni dopo, il cinema, è subito stato chiaro che le immagini regalate da queste forme artistiche avevano una stretta assonanza con il tema della morte. Sì, perché fotografare un corpo umano era un po’ come conservarlo dalla sparizione, salvaguardandone l’immagine per sempre. Lo stesso accade con il cinema, che conserva sulla pellicola la traccia di qualcuno che magari è già morto da diverso tempo. A partire da qui non è certo un caso che il tema del ritorno dalla morte sia stato centrale all’interno della storia del cinema horror, costituendo ancora oggi un pretesto narrativo piuttosto fortunato. Ce lo conferma, ancora una volta, The Lazarus Effect, ultima fatica di David Gelb, giovane regista americano ancora alle sue prime opere importanti.




M128 Olivia Wilde stars in Relativity Media's "The Lazarus Effect". © 2013 BACK TO LIFE PRODUCTIONS, LLC Photo Credit: Suzanne Hanover
Siamo nell’assolata California, che nasconde nel suo grembo qualcosa di marcio e pericoloso. Il dottor Walton è il direttore di un progetto di ricerca denominato Lazarus, in omaggio al personaggio del Vangelo riportato in vita da Gesù. Scopo della ricerca è il miglioramento dell’attività neuronale dei pazienti in coma. Far uscire i degenti dal loro stato di morte apparente non è l’unico obiettivo realizzato con il progetto, che presto si rivela capace di riportare in vita, tramite un siero appositamente studiato, degli animali (un cane, in particolare). L’esperimento, incredibilmente, ha successo e Rocky – questo il nome dell’animale – torna a vivere senza mostrare, in un primo momento, alcuna problematica clinica o un qualsiasi segnale di rigetto. È il coronamento di un sogno che ben presto verrà incrinato dalle istituzioni dell’università, che chiuderanno il progetto e finiranno, attraverso una sequenza di eventi particolarmente sfortunati, col mettere Walton di fronte al dilemma supremo: usare il siero per salvare una persona che ama.
Siamo di fronte, probabilmente, al più classico dei temi horror. La resurrezione è l’ossessione dell’uomo, da sempre impegnato a sconfiggere la morte senza speranza di riuscita. Quali sono i limiti della scienza? Dove ci si può fermare? È giusto riportare in vita una persona cara? Con quali conseguenze? È un tema antico come il mondo, che ha il sapore mitico del dramma di Orfeo ed Euridice ma che Gelb riesce ad aggiornare, soprattutto nella prima parte del film, grazie al ricorso al tema scientifico-clinico, che evita di far cadere il tutto nel già visto.




È pur vero che dopo la metà della pellicola la storia perde un po’ di mordente e rischia di scontentare il pubblico affezionato per la riproposizione di situazioni già viste e apparentemente inserite nella trama in maniera casuale. Attraverso un apprezzabile e intelligente ricorso a pochi effetti speciali Gelb conferisce a The Lazarus Effect un’atmosfera molto umana e realistica, assolutamente in linea con le premesse tecnico-scientifiche del film. Forse si poteva agire in maniera più incisiva, perché le premesse per creare un film solido e duraturo, come se ne vedono ormai troppo raramente, c’erano davvero tutte. Tuttavia il buon risultato raggiunto da Gelb si deve sia alla sua competenza tecnica che alla scelta di un cast efficace e credibile, quasi mai incline ad abbandonarsi ai patetici eccessi a cui ci ha abituato un certo cinema.
Nel complesso siamo di fronte a un film non eccezionale, ma che fa il suo lavoro con grande efficacia, garantendo – soprattutto ai non appassionati – momenti di sincera tensione e spaventi da manuale.