sabato a Villa d'Ogna

Invasione di campo, un monologo per i gol dei prigionieri di Auschwitz

Invasione di campo, un monologo per i gol dei prigionieri di Auschwitz
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Un monologo teatrale, una Storia di numeri sulla maglia e sulla pelle, per dare un calcio alla retorica e raccontare storie di sport che la follia nazista ha troncato con la brutale violenza degli anni più cupi. Viene presentato in anteprima assoluta sabato 13 gennaio a Villa d’Ogna (teatro Forzenigo ore 21) il nuovo progetto realizzato da Teatro Minimo per la regia di Umberto Zanoletti che è anche autore. Si tratta del monologo Invasione di campo interpretato dall’attore Giovanni Soldani e ispirato alle storie di sport che hanno incrociato negli Anni Quaranta l’ascesa del Terzo Reich di Hitler.

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I panettieri di Kiev.

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Matthias Sindelar

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Árpád Weisz

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«Ad Auschwitz, a Kiev, a Therezinstadt – sottolinea l’autore – si giocava a pallone. Le guardie organizzavano partite, addirittura tornei. Si divertivano a sfidare i prigionieri ridotti a scheletri disorientati e sfiniti. Un gol o una parata potevano significare premio o punizione, promozione o tortura, a seconda della divisa che si portava. Si giocava dove l’erba aveva smesso di crescere da tempo, calpestata da passi strascicati, e dove l’aria e la terra erano intrise di storie scadute, abbandonate all’oblio. Nei campi di lavoro nazisti c’era gente che giocava davvero bene a calcio: fino a pochi mesi prima avevano infiammato gli spalti negli stadi più importanti d’Europa. E anche quelli che erano stati famosi calciatori, ora, non avevano più il loro nome, solo un numero sul braccio, molto più lungo di quello sulla loro maglia. Ma un inesorabile triplice fischio improvvisamente aveva decretato la fine della partita che li aveva visti protagonisti. E per molti di loro nessuna possibilità di tempi di recupero».

Fra le storie raccontate ci sono quelle di Matthias Sindelar, della squadra dei panettieri di Kiev, oppure quella di Arpàd Weisz. Di origine ebraica, fu un calciatore (e successivamente allenatore) di nazionalità ungherese, nato nel 1896. Dopo una discreta carriera nel nostro massimo campionato, vinse uno scudetto con l’Inter e due con il Bologna, che ancora lo ricorda con una lapide commemorativa nello stadio Dallara. Negli anni della furia nazista, Arpàd fu esule nei Paesi Bassi dove venne catturato. Deportato nel campo di Auschwitz, morì in una camera a gas il 31 gennaio 1944, meno di un anno prima della liberazione da parte dell’Armata Rossa.

 

 

Il legame con la formazione neroazzurra milanese (allora Ambrosiana Inter) è motivo ispiratore del debutto ufficiale del monologo, previsto per giovedì 18 gennaio a Milano, presso l’Auditorium Pirelli in via Bicocca degli Arcimboldi. Si tratta di un evento organizzato a F.C.Internazionale, Pirelli, Ufficio Scolastico di Milano, Edumoto e La Città Ideale 2014, destinato a promuovere la prevenzione del razzismo e del cyberbullismo fra gli alunni delle scuole. SI tratterà di un’intera giornata dedicata ai docenti di Scienze Motorie, con un seminario che vedrà intervenire Adriana Battaglia, Andrea Blenati e Valerio Magnaghi. F.C.Internazionale e Pirelli promuoveranno poi la replica dello spettacolo in numerose scuole, mentre in Bergamasca Teatro Minimo ha già fissato una serie di appuntamenti. Il programma completo (che già prevede la serata del 19 gennaio a Sotto il Monte Giovanni XXIII, il 22, 23 e 24 gennaio in città ed il 27 gennaio a Mozzo) è disponibile qui.

«Per una volta – sottolinea Umberto Zanoletti - anche il pallone, protagonista di tante cronache e chiacchiere spensierate, ci aiuta, nei giorni dedicati alla Memoria a non dimenticare».

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