La redenzione di Lucrezia Borgia riscattata dal suo senso materno

La grande scommessa del Donizetti Opera di quest’anno, cioè la rappresentazione del titolo ritrovato “L’ange de Nisida”, è stata vinta. L’opera è stata definita dai critici un capolavoro, sia dal punto di vista dell’ispirazione musicale che sotto il profilo drammaturgico. Melodramma, ma con l’importante presenza di un personaggio buffo, Don Gaspar, perfettamente inserito nel meccanismo drammaturgico. Il direttore artistico Francesco Micheli, che ha curato anche la regia dell’opera, allestita nello spazio singolare del cantiere del Teatro Donizetti, ha fatto un ottimo lavoro, e con lui tutto il team. Eccellente la resa musicale grazie anzitutto alla direzione incisiva di Jean-Luc Tingaud alla testa di un’orchestra Donizetti Opera in forma. Abilissimi i solisti.








Ma oltre a “L’ange” c’è di più, naturalmente. Stasera al Teatro Sociale (e poi domenica 24, e sabato 30 novembre) c’è “Lucrezia Borgia” secondo la nuova edizione critica, con Frizza sul podio, la regia di Andrea Bernard. Mentre domani. per il progetto #donizetti200, andrà in scena la terza seconda replica (la terza il primo dicembre) di “Pietro il Grande” diretto da Rinaldo Alessandrini e con la regia di Ondadurto Teatro. Il 29 novembre, per il Dies natalis di Donizetti, esecuzione della “Messa di Gloria” in Santa Maria Maggiore con la direzione di Corrado Rovaris.
La protagonista. Nei panni di Lucrezia Borgia c’è Carmela Remigio, artista in residenza del festival: «un personaggio materno, che vive di nascosto la sua maternità – racconta il soprano -, ma questa sofferenza la segnerà per tutta la vita. È stata scelta la versione 1840, per questa rappresentazione, pensata per Parigi: è quella col finale più sintetico e più teatrale, come piaceva a Donizetti. Perché la sua musica è molto teatrale»…