Piccola frazione di La Spezia

L'incanto del tramonto a Tramonti

L'incanto del tramonto a Tramonti
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Se passate da La Spezia non lasciatevi sfuggire l’opportunità di visitare la sua frazione chiamata Campiglia Tramonti. Dal centro della città dista circa sette chilometri e in un quarto d’ora potete ritrovarvi in un’altra dimensione. Non si tratta di metafisicheria: difficilmente capita d’essere così a contatto con il tramonto.

 

tramonto a tramonti2

 

Niente lassù, Campiglia si trova su un crinale alto quattrocento metri e a sbalzo sul mare, si frappone fra noi e l’infinito. Bum, ecco la sparata. E invece è proprio così: una manciata di case, una strada che non prosegue oltre, una piccola chiesa, un cimiterino. Una locanda, un agriturismo, un ristorante. Fine. Il resto son duemiladuecento gradini che portano giù, fino a due spiaggette fatte di sassi: un’ora di ripida discesa tra lecci, viti, ulivi, muri a secco, e un’ardita cremagliera per il trasporto d’uomini e attrezzi. E quando vien la sera non ci sono tante luci da oscurare il cielo sopra di noi e il mare sotto di noi, il loro unirsi nel salutare e, nello stesso tempo, accogliere il sole. E una volta sparita la nostra stella nel blu delle acque, resta il trionfo di colori che introduce l’arrivo del buio.

Da Tramonti la tavolozza è completa, e possiamo godere di ciascuna sfumatura come quasi mai ci è concesso. Quassù il tramonto non è il simbolo negativo che racconta il venir meno di qualcosa, il suo spegnersi, il suo lento e inesorabile sparire. Viverlo intensamente toglie ogni paura della fine, e si entra nella notte con una tale carica vitale da eliminare dall’animo ogni dubbio sull’alba di là da venire. Il tramonto a Tramonti diventa un sottile piacere.

 

Tramonto a New York

 

Probabilmente quello intuito dall’architetto Gaetano Pesce quando ha disegnato per Cassina il suo divano “tramonto a New York”: in questo caso nel calar del sole tra i grattacieli si sta proprio comodi. Ci si accoccola sereni a parlar tra amici. Forse da Campiglia Tramonti è passato Vaclav Havel, il grande presidente cecoslovacco, prima di tenere, il 15 maggio 1996 ad Aquisgrana, il discorso sul tramonto dell’Europa: «Dobbiamo smettere di vedere lo stato attuale dell’Europa come il tramonto della sua forza vitale, per riconoscerlo piuttosto come un periodo di meditazione, quando il lavoro della giornata si interrompe per una pausa e con il calare del sole si afferma la legge del pensiero. L'Europa sarà capace di sopportare la croce di questo mondo - seguendo dunque l'esempio di colui nel quale ha creduto per duemila anni e nel cui nome ha fatto anche così tanto male - solo se, innanzi tutto, si ferma a riflettere su se stessa, quando - nel senso migliore del termine - si pone all' altezza del potenziale che è intrinseco a quel crepuscolo cui deve il suo nome».

 

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