Nelle sale da giovedì 14 maggio

Mad Max: Fury road, uno spettacolo

Mad Max: Fury road, uno spettacolo
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Regia: George Miller.
Con: Tom HardyCharlize TheronRosie Huntington-WhiteleyZoë KravitzNicholas Hoult, Riley Keough, Nathan Jones, Josh Helman, Hugh Keays Byrne, Debra Ades, Abbey Lee, Angus Sampson, Megan Gale, Courtney Eaton, Melissa Jaffer, Richard Norton, John Howard.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Questa volta Miller si è superato, ha portato la sua saga ad un livello di eccellenza formale davvero strabiliante. Film come questo ci ricordano ancora una volta che il cinema può anche essere puro spettacolo, senza necessariamente grandi qualità narrative e spunti di riflessione.

Colore. Il quarto Mad Max sviluppa la sua estrema qualità attraverso una vasta gamma di elementi ben congegnati. I colori prima di tutto; il film è innervato da una forza visiva clamorosa, frutto di una tavolozza cromatica assai limitata, che accentua l'incisiva esteriorità delle vicende di Max. Abbiamo l'arancione-marrone del deserto e il blu azzurrato della notte. Questi due colori dominano largamente le immagini, come a sancire una cesura tra l'adrenalina corrosiva dell'inseguimento diurno e le stasi, i pantani reali e interiori della notte.

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Dinamismo. La regia poi fa del dinamismo esasperato la sua cifra evidente; si contano 2700 inquadrature in totale, per una media di circa tre secondi l'una. Miller fa un lavoro tecnicamente enorme nel tenere insieme una simile mole di materiale. Le sequenze scorrono magnificamente, senza mai un intoppo. Il ritmo tambureggiante delle immagini ha il suo corrispettivo nelle musiche poderose, ritmicamente molto forti e connotate da una netta venatura rock. Anche Miller l’ha detto: «Questa è la mia opera rock». Il folle chitarrista futuristico che suona il suo strumento su uno dei vari automezzi ne è il simbolo trash.

Simbolo. La forza visiva della pellicola deve molto al design degli automezzi, che sono i veri protagonisti. Anche qui vige la regola dell'esasperare ogni elemento; rostri sulle ruote, auto ricoperte di aculei, cingolati d'assalto, autocisterne blindate, e chi più ne ha più ne metta. Questi veicoli hanno un ruolo decisivo anche perché rappresentano la vera scenografia, che per il resto si perde nelle linee informi del deserto. Inoltre, questa ambientazione potremmo dire astratta e quasi sempre lineare se da un lato toglie ostacoli al percorso (ma i pochi presenti sono disposti con gran oculatezza), dall'altro esalta la dimensione estetica del movimento, il suo essere uno stato mentale prima che una contingenza. Il vero luogo delle vicende è la condizione psicologica del movimento esasperato, della velocità parossistica.

 

 

Verità. La potenza del film è sicuramente legata anche ad altri fattori; la realizzazione delle sequenze è reale, non computerizzata; Miller ha lavorato con veri veicoli in movimento. Questo elemento non secondario conferisce alle immagini l'adrenalina della velocità vera, del trovarsi in costante equilibrio precario su mezzi lanciati a velocità folli. L'estetica ha un altro cardine notevole nella fisionomia dei personaggi: su tutti l'orroroso Immortan Joe con la sua maschera dentata, ma anche l'imperatrice Furiosa è riuscitissima, androgina, rasata e con un braccio meccanico.

Spettacolo. Alla fin fine importa poco se la trama è semplicissima e i personaggi non hanno grande spessore; Mad Max è spettacolo puro, e in questo campo era davvero difficile fare meglio di così.

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