Non perdetevi l'Attila alla Scala (è in diretta su Raiuno alle 17,45)

Si annunciano come due ore venti minuti (intervalli inclusi) di uno spettacolo da effetti speciali. Va in scena l’Attila di Verdi per dare il via alla stagione della Scala, come da tradizione la sera della festa di Sant’Ambrogio. Ci sarà la diretta tv, radio e anche su internet, tutte curate dalla Rai (per la tv sarà su RaiUno a partire dalla 17,45). Difficile riuscire a vederla dal vivo, perché vedere la lirica alla Scala è una scalata di sesto grado, sia per la difficoltà di reperire i biglietti, sia per i costi buoni per nababbi. Eppure in tv o nei cento schermi pubblico che la proiettano in diretta, questa edizione di Attila è a non perdere. Per cinque buon motivi.
1. A dispetto del tema e dell’età (è un’opera scritta 172 anni fa) è molto, molto attuale. Verdi la scrisse in un momento di grande subbuglio, con l’Italia di fatto sotto la cappa del dominio asburgico. Ma nell’opera si respira un grande desiderio di riscatto, incarnato dall’intrepido romano Foresto, che canta il dolore di una patria sommersa da «macerie, deserto e rovina» ma che vede attorno segni di riscatto...
2. Il regista dell’opera Davide Livermore è un personaggio che non delude. È stato lui a inventare una messa in scena dell’opera lirica dal sapore cinematografico e tecnologico. È alla terza regia alla Scala, dove aveva raccolto un successo clamoroso portando in scena un’opera complessa come il Tamerlano di Händel nel 2017. Già le foto di scena lasciano intravvedere soluzioni complesse e avveniristiche, che proiettano nel futuro una vicenda di un passato così lontano.
3. A dispetto della fama, l’Attila di Verdi non è affatto un barbaro, ma un personaggio che conquista per la sua profondità e anche saggezza. Nell’opera lo vediamo fermarsi davanti alla richiesta del vecchio Leone (il papa) che gli si presenta indifeso con un corteo di vergini e di fanciulli. Tra le rovine di Aquileia appena conquistata nota la grazia di Odabella, figlia del signore della città, se ne innamora anche con toni di tenerezza. In realtà sarà lei, come un’eroina biblica, a ucciderlo proprio il giorno delle nozze per vendicare la morte del padre. Alla fine Attila più che un bruto ci appare come un tenerone a cui ci si affeziona...
4. In Attila la voce protagonista è quella di un basso. In questa edizione il protagonista è tutto da ascoltare per la straordinaria potenza della sua voce. Si chiama Ildar Abdrazakov, viene dagli Urali ed ha imparato la parte con Muti, eseguendola all'Opera di Opera di Roma e al Metropolitan di New York, l'ha fatta conoscere persino in Russia, grande terra di bassi.
5. La parte della bella e battagliera Odabella è affidata a un soprano spagnolo, Saioa Hernandezache sino a qualche anno fa stava in convento. «Per un anno e mezzo ho vissuto in un monastero», ha raccontato. «Ho indossato l’abito di novizia, ho pregato con le suore, ho vissuto con loro. Ma alla fine ho scoperto che non era la mia strada. La fede potevo viverla anche fuori di lì». Del resto anche in convento tutte le dicevano che aveva una voce magnifica e e che avrebbe dovuto coltivarla, visto che Dio gliela aveva donata. E così ha fatto, sino ad arrivare alla Scala, un 7 dicembre...
5 bis. Odabella in questa edizione di Attila la vedremo anche da bambina. Accade grazie ad uno spettacolare flashback che Livermore propone a inizio opera per raccontare il pregresso della strage degli Unni ad Aquileia. Un filmato di pochi minuti con protagonista una bambina in mezzo a un scenario spettrale. Trovata che si annuncia emozionante.