"Io e il Papu", una storia d'amicizia col linguaggio universale del calcio

Il calcio: lo sport prediletto da molti bambini e adulti, che unisce tanti senza distinzioni d’età o provenienza. E ora, grazie a Luigi Garlando, anche un linguaggio dal grande potere comunicativo, in grado di mettere in comunicazione generazioni diverse. Giovedì 10 aprile, durante la seconda giornata di apertura di Tempo di Libri, la fiera dell’editoria italiana in corso a Milano, Garlando, fresco di Premio Strega Ragazze e Ragazzi per L’estate che conobbi il Che, ha presentato il suo ultimo lavoro, Io e Il Papu, una storia in cui - anche se non è il soggetto principale - il calcio ricopre un ruolo fondamentale, come chiave di comunicazione tra i due personaggi del titolo.
Un bimbo, il Papu e Papa Francesco. Il Papu del titolo è proprio lui: il goleador atalantino Alejando Gomez, che entra nel libro attraverso una figurina. La trama ha come centro focale l'undicenne Arcadio che, a seguito di un trauma dovuto a un attentato terroristico in cui la madre è stata ferita, non parla da due anni. La sua storia si intreccia con quella del Papa nel giorno della Domenica delle Palme: il Santo Padre trova una lettera particolare nella cartelletta azzurra in cui sono raccolti i messaggi dei bambini: il messaggio è un rebus, creato con le figurine dei calciatori, attraverso le quali il piccolo Arcadio ha mandato la sua richiesta d’aiuto. La prima di queste figurine è proprio quella del Papu, che Arcadio ha utilizzato per richiamare l’attenzione del pontefice. Il resto del libro, scandito in capitoli che seguono le stazioni della via crucis, racconta la crescita del rapporto tra il bambino e il Papa, che vuole sottrarre Arcadio dalla paura e restituirlo alla sua vita nel mondo.
I temi. Insomma, dopo Falcone e Che Guevara, ecco che dalla penna di Garlando esce un altro grande ritratto, stavolta ispirato a Papa Francesco. Si tratta di tre personalità che apparentemente non hanno nulla in comune ma che in realtà - secondo l'autore - sono un «tridente della stessa squadra», tre figure che “giocano in attacco” e hanno scelto di spendere la vita per gli altri. E poi c'è - appunto - l’idea di un aiuto reciproco tra un bambino e un adulto speciali, attraverso il linguaggio universale del calcio. Calcio che - spiega Garlando - può essere anche un modo per avvicinare i ragazzini alla lettura. Chissà che si appassionino a Io e il Papu e poi non smettano più di addentrarsi tra le pagine dei libri.