Pinocchio, una fiaba infinita Una mostra omaggia i suoi 130 anni

«C’era una volta... "Un re!" diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta»
Molti, forse tutti, avranno riconosciuto subito e con nostalgia l’incipit de Le avventure di Pinocchio, forse il primo libro che si legge quando si è piccoli e che, ancora oggi dopo 130 anni, appassiona tutti i lettori del mondo. Per celebrare la famosa marionetta nata dalla fantasia di Collodi, aprirà a breve “Infinito Pinocchio”, una grande mostra che sarà aperta al pubblico dal 17 ottobre al 30 dicembre alla Biblioteca Sormani di Milano dove, tra edizioni storiche, disegni, bozzetti, opere di artisti contemporanei e oggetti d’epoca, vengono raccontate le tappe della fortuna del burattino il cui naso si allunga ad ogni bugia.
[Una illustrazione dedicata a Pinocchio di Jacovitti]
Un'opera senza età. “Infinito” perché fortunato: Pinocchio, infatti, sopravvive sempre alle difficoltà nel quale lo spinge il suo animo curioso, indisciplinato e ingenuo; o forse perché, con oltre 240 traduzioni, è tra i libri più tradotti e venduti nella storia della letteratura italiana. Il romanzo, che conquistò anche un fine critico quale Benedetto Croce («Il legno in cui è tagliato Pinocchio è l'umanità», cit.), è un classico romanzo di formazione, ma in grado do segnare l’educazione di milioni di bambini con la sua morale nascosta tra le pieghe di una fiaba d'altri tempi: bisogna studiare e non dire le bugie, ascoltare i consigli e guardarci dai facili divertimenti.

Illustrazione di Pankoff

Illustrazione di Pankoff

Illustrazione di Innocenzi

Una mostra unica. Con il patrocinio dell’Unesco, la mostra raccoglie le opere di prestigiose raccolte private e presenta assolute rarità quali l’edizione originale del Giornale per i bambini nella quale, nel 1981, apparve la prima puntata de La storia di un burattino. Scopriamo così che Pinocchio nasce come pubblicazione a puntate sul supplemento settimanale di un quotidiano, Il Fanfulla, ma anche come l’intenzione di Collodi fosse quella di far morire il burattino: furono le proteste delle madri dei piccoli lettori a spingere Collodi al lieto fine del piccolo protagonista. Troviamo anche la prima edizione in volume del fiorentino Luigi Paggi, il “Santo Graal dei collezionisti”, con le illustrazioni in bianco e nero di Enrico Mazzanti, fra cui la famosa immagine di Pinocchio con le mani sui fianchi. E poi molte versioni successive illustrate, molti dipinti e le marionette del Teatro Mangiafuoco della Compagnia Marionettistica Carlo Colla&Figli.
[La famosa illustrazione di Pinocchio di Enrico Mazzanti]
L’allestimento sarà altamente scenografico, con la bocca della balena che si apre sulla strada e consente l’ingresso nella sua pancia con le costole dell’animale a sovrastare le teste dei visitatori. All’interno una grande sagoma di Pinocchio, la bottega di Geppetto con i suoi strumenti di lavoro, il Gatto e la Volpe, Mangiafuoco e la Fata Turchina ad altezza naturale, un Grillo Parlante fatto di specchi e vetro, l’area delle Regole e della legge, le cupe e fredde immagini in ferro dei Gendarmi e del Giudice. Nella sala di fronte a quella del Grechetto (che ospita la mostra), si trova anche un vecchio tronco raggrinzito: è quel che resta della quercia dove Pinocchio viene impiccato e poi resuscitato per intervento della Fata Turchina.
Perle da acquistare. Per l’occasione sarà possibile acquistare anche alcuni volumi editi da Luni Editore, come il catalogo della mostra Infinito Pinocchio, l’anima viva del burattino senza fili (pagine 192, 38 euro), la traduzione integrale in dialetto meneghino de Le avventure di Pinocchio (pagine 352, 20 euro) o, ancora, il testo francese con traduzione a fronte de La bambola parlante (pagine 176, 18 euro), il libro scritto da uno sconosciuto libraio francese, Fran çois Janet, che racconta la storia una bambola parlante, antenata del personaggio di Collodi, dalle caratteristiche curiosamente simili a quelle di Pinocchio. Una vera chicca, come tutta la mostra del resto.