Un luogo veramente unico

Posti fantastici e dove trovarli Civita di Bagnoregio, mozzafiato

Posti fantastici e dove trovarli Civita di Bagnoregio, mozzafiato
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Guide: Lonely Planet, Touring Club, Guardian.

 

Li chiamano “calanchi”: sono lingue d’argilla che si allungano nella valle del Tevere, formando spettacolari conformazioni che rendono le zone al confine tra il Lazio e l’Umbria un paesaggio del tutto particolare. Qui, in provincia di Viterbo, sorge uno dei borghi più belli e insoliti d’Italia, quella che, con i suoi soli undici abitanti, viene definita «la città che muore». Si tratta di Civita di Bagnoregio, una delle tappe più suggestive della Tuscia Viterbese. Per arrivare a questo piccolo borgo arroccato sulla cima di una collina bisogna attraversare un ponte lungo circa duecento metri, che regala ai turisti un panorama ineguagliabile su tutto il territorio circostante, un “cordone ombelicale” che guida verso una città lunare. Entrando nel paese, infatti, si ha l’impressione di varcare un territorio alieno, di farsi avanti in un luogo di sopravvissuti, in una specie di città fantasma. Civita di Bagnoregio è, in realtà, un vero e proprio paese del silenzio, dove molte case sono state ristrutturate per diventare le abitazioni di stranieri che hanno scelto questo paesino da fiaba per trascorrere le vacanze estive, un manipolo di professionisti e artisti provenienti da tutto il mondo che stanno, pian piano, facendo rivivere questo borgo, contrapponendo all’usuale nome di “città che muore” quello di “paese che non vuole morire”.

 

 

Sorta su una rupe argillosa nella Valle dei Calanchi, il “paese che muore” è diventato tale anche a causa di una serie di problematiche ambientali che, anno dopo anno, hanno minato la stabilità di questo borgo. Si tratta dell’erosione provocata dai torrenti della zona, dalla sabbia e dal vento, e della sismicità di questa zona, questioni conosciute già dai romani, che provarono a contenerle con una serie di opere pubbliche. Subito all’ingresso del borgo, colpiscono le decorazioni che si trovano sulla porta: leoni che schiacciano figure umane, segno della lotta degli abitanti del borgo contro i tiranni. Il paese è poi un susseguirsi di piccole vie e case curate, che nascondono spesso graziosi giardini. Nella piazzetta centrale sorge una chiesa, una volta cattedrale, nella quale veniva venerato il vescovo Donato, che, di origine aretina, ha visto sviluppare nella Tuscia un vero e proprio culto dopo la conversione di molte popolazioni di origine cristiana. Nata su una precedente struttura romanica e poi ingrandita nel XV-XVI secolo, la chiesa custodisce al suo interno un bellissimo crocifisso della fine del 1500.

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Civita di Bagnoregio è anche la città natale di uno dei teologi più carismatici della Chiesa, San Bonaventura, al quale è dedicata una grotta che si trova nei pressi del ponte di accesso a Civita. È la grotta dove, secondo la tradizione, sarebbe avvenuta la guarigione del piccolo San Bonaventura, curato da San Francesco che in quei giorni soggiornava nella zona. Dopo averlo guarito, San Francesco gli disse «bona ventura» (buona sorte), un nome che lo accompagnò nell’età adulta, quando decise di entrare nell’Ordine dei Francescani. Un giro per Civita non può che terminare con una pausa gustosa: si può scegliere tra i tanti ristorantini sulla piazza dove provare un piatto di tagliatelle, una panzanella o una grigliata, a meno che non si voglia andare sul dolce, fermandosi alla panetteria, dove assaggiare una (lunga) serie di dolci tipici: dai tozzetti ai panpepati, dai maccheroni con le noci ai fino ai torciglioni ripieni di frutta secca e miele!

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