«I Colombo Viaggiatori»

Pranzo da Giuliana con i Legnanesi «Il segreto è che non ce la tiriamo»

Pranzo da Giuliana con i Legnanesi «Il segreto è che non ce la tiriamo»
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Visti da vicino, a tavola, non sembrano delle star. Fanno numeri da capogiro ma restano con i piedi per terra, i Legnanesi. Per parlare del loro spettacolo ti invitano dalla Giuliana, e già questo dice molto. Sono emozionati Antonio Provasio (Teresa) e Luigi Campisi (Giovanni) - Enrico Dalceri (Mabilia) era assente giustificato - quando commentano l’ulteriore aumento di repliche del loro attuale spettacolo. L’anno scorso a Bergamo ne fecero cinque. Quest’anno, con I Colombo viaggiatori, sono arrivati a sei: dal 22 al 26 marzo (con doppio spettacolo il sabato, alle 16 e alle 21) recitano al Creberg Teatro. Vengono da quasi due mesi al Teatro Nazionale di Milano, dove hanno collezionato 53mila presenze. A Bergamo si apprestano a fare sold out con più di 8mila spettatori totali.

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Lo spettacolo ha sfondato anche a Bologna, Padova, Verona. Tutto comincia dal fatto che, nonostante le difficoltà economiche, Teresa, Mabilia e Giovanni abbiano adottato a distanza un bambino brasiliano. Una volta cresciuto il ragazzo, al secolo Paolo Roberto Josè Amarildo Santos do Nascimiento detto Gegè, decide di venire in Italia per conoscere la sua famiglia adottiva. Grazie alla quale si è arricchito. L'accoglienza sarà in perfetto stile Legnanesi: affettuosa, coinvolgente e molto divertente. Tanto che Gegé inviterà i Colombo in Brasile, ma solo dopo aver rivelato loro un segreto che li lascerà a bocca aperta. E anche il viaggio di ritorno, su una nave da crociera sulla quale la Mabilia sarà assunta come soubrette, sarà esilarante, con la Teresa e il Giovanni impegnati a confrontarsi con l’alta società. Tra piume e paillettes, gag e massime dialettali, abiti colorati e rimandi a Wanda Osiris, i Legnanesi proseguono la loro missione per un umorismo non volgare: «La gente ha voglia di divertirsi e noi siamo gli ultimi forse a fare rivista in Italia», dice Provasio. Che a tavola, in duetto con Campisi, snocciola aneddoti interessanti dell’affetto per loro di vip e non vip. Sono stati ospiti da Vincenzo Salemme, che vorrebbe portarli a Napoli. «Antonio Albanese viene sempre a vederci, è un nostro grande fan - dicono -. Arbore lo sentiamo spesso. E Renato Pozzetto ci ha telefonato, scusandosi di non poter venire allo spettacolo». In platea le loro battute talvolta neppure si sentono: il ritmo è alto e la gente ride forte e a lungo. Un tripudio. «Le mille e più persone ti danno la carica, recitiamo anche con la febbre. Ogni sera, poi lo spettacolo è diverso, perché intercettiamo gli umori del pubblico. Tutti ci vogliono bene, non ce la tiriamo, siamo del popolo e per il popolo. Diamo messaggi positivi e di amore per il Paese. Zero politica». Funziona.

Risate oneste e socialità. La trattoria come il palco. Non lo fanno dovunque. Solo dove si sentono un po’ come a casa (e dove hanno un successo clamoroso). Il pranzo per la presentazione dello spettacolo, i Legnanesi, lo organizzano solo a Milano e a Bergamo. Da noi vanno sempre, e da sempre, in un luogo che più che una trattoria è un’istituzione, perché dalla Giuliana si trovano tutti a loro agio. Si superano le divisioni tra generazioni e classi sociali, innanzitutto, anche grazie ai prezzi  popolari. L’avvocato benestante e lo studente squattrinato mangiano  gomito a gomito. Questo ai Legnanesi piace molto, perché lo stesso accade ai loro spettacoli. Dove i prezzi rimangono modici nei limiti del possibile, perché la produzione è sontuosa e le spese vanno coperte. Anche la provenienza geografica è poco importante: «Il nostro italian dialetto lo capiscono più o meno tutti», dice Luigi Campisi («Giovanni»). E la «Teresa», al secolo Antonio Provasio, dall’alto della sua doppia razione di vitello tonnato sentenzia: «Siamo come la Giuliana. Stesso spirito inclusivo. Non per niente ci porta con orgoglio sul grembiule».

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