Prima i silenzi e le proteste poi la gioia incontenibile
Minuto 94', Franck Kessie si incunea in area e mette al centro un pallone teso. Parte il flipper: Pesic, D’Alessandro, Gagliardini, Skorupski, D’Alessandro. E poi gol. Tutto d’un fiato, in pochi secondi, la gente che salta e poi finisce a terra. Atalanta-Empoli, vista dalle tribune, è quasi tutta raccolta in quel momento. Perché hai voglia a spiegare che la Dea meritava di stravincere se chiudi 1-1 contro un avversario che è sceso in campo e ha piazzato il bus davanti alla porta. Se non arrivava il 2-1, il sorriso restava solo a metà. La serata, fredda ma non freddissima, vissuta al Comunale si è chiusa con le urla e i clacson a svegliare la Bergamo sonnecchiante di un martedì sera di dicembre inoltrato. Tutto, però, era partito nel silenzio generale. Le motivazioni sono state spiegate in un volantino pubblicato sulla pagina Facebook “Sostieni la Curva”. Ma sono due facce della stessa partita.
I cinque minuti di protesta: un silenzio assordante. Durante il riscaldamento e l'ingresso in campo delle squadre, la Curva Pisani è rimasta muta. Nessuna bandiera, nessun battimani, nulla di nulla. Il fischio d’inizio di Fabbri è risuonato forte e chiaro, le prime schermaglie di gioco amplificate. Nessuno capiva il perché. Uno striscione appesa ai pali, con scritto: "Fieri di essere quello che siamo, ultras", era già abbastanza eloquente, ma al sesto minuto ne è stato srotolato un altro, riportante la scritta: "Diffidato per due bulloni, non siete uomini ma gentaglia senza c******i". Da un volantino distribuito in curva si è poi scoperto che la protesta è stata messa in atto per il Daspo comminato ad un ragazzo del gruppo ultras che prima di Atalanta-Genoa, durante un controllo di polizia, è stato beccato con in auto due bulloni. Il malcapitato lavora come tecnico di ascensori e il datore di lavoro ha confermato che i bulloni erano normale materiale di lavoro: l'impressione, quindi, è che ci sia stato un po' di accanimento da parte delle forze dell’ordine. O forse un'eccessiva puntigliosità. La ripresa del tifo della Nord è coincisa con lo scoppio di alcuni petardi. Poi, da quel momento in avanti, il pubblico è tornato a spingere come sa fare.
La partita: dominio incontrastato dell’Atalanta. Nei 90 minuti più recupero, c’è stata solo Atalanta in campo. A parte qualche saluto per l’ex Marilungo, i tifosi nerazzurri hanno sostenuto la squadra pur vedendo una manovra meno fluida del solito. Qualche passaggio sbagliato di troppo, qualche conclusione forzata e una spinta costante contro il muro di gomma empolese hanno turbato l’ambiente orobico e in avvio di ripresa, il gol di Mchelidze, ha pure acuito le paure. Trascinata da un Kessie superlativo, la squadra di Gasperini ha pian piano tessuto la sua tela e il gol al 74’ dell’ivoriano ha definitivamente rotto gli argini della passione. L’Empoli è stato travolto da 14 mila tifosi indemoniati che hanno spinto quasi fisicamente la squadra e nel finale di partita sono arrivate conclusioni a ripetizioni (tre occasioni limpide in meno di 10 minuti). Quando tutti erano convinti di dover commentare un pareggio, ecco Marco D’Alessandro. Proprio lui, il ragazzo che fino a dieci secondi prima aveva scatenato reazioni stizzite per le troppe imprecisioni, ha messo in porta il gol del sogno.
La gioia, il fischio finale e la festa. Quando la palla ha gonfiato la rete sotto la Curva, lo stadio è esploso. In ogni angolo del Comunale il cuore ha avuto la meglio sulla ragione e nessuno è riuscito a rimanere impassibile. Dalla panchina si sono riversati tutti in campo. L’Empoli ha cercato di riprendere il subito il gioco, sull’ultimo calcio d’angolo è salito anche Skorupski a saltare in area, ma la palla è terminata fuori. La rincorsa di Gagliardini al pallone ha fatto da contorno ad un fischio finale tanto benedetto quanto esaltante. Bergamo e la sua gente esultano per una classifica da urlo. Non è ancora stato fatto quasi nulla più della salvezza, praticamente lo scudetto stagionale della Dea è in tasca, ma l'euforia è davvero alle stelle. Certo, qualche fischio a Sportiello durante la partita o qualche mugugno per alcuni tocchi sbagliati si sono sentiti, ma bisogna guardare avanti, più precisamente verso un futuro che non è mai stato così roseo.