di Elena Esposto
Ogni giorno le pagine dei giornali e gli schermi di TV e smartphone ci restituiscono l’immagine di un mondo attraversato da fratture e conflitti. Un’immagine con cui non è facile fare i conti. Per questo Crash! Un pianeta su cui ricominciare, la diciottesima edizione di “Molte Fedi sotto lo stesso cielo”, la rassegna culturale delle Acli di Bergamo, presentata questa mattina (3 settembre) in una conferenza stampa alla Biblioteca Tiraboschi alla presenza della sindaca Elena Carnevali, del consigliere provinciale Massimiliano Serra, della professoressa Elisabetta Bani dell’Università di Bergamo e di Gianpietro Benigni di Fondazione Cariplo, ha scelto come simbolo un pianeta terra spezzato e riparato con la tecnica giapponese del kintsugi, nelle quale le linee di frattura vengono incollate con una lacca speciale e ricoperte d’oro.
Guardare al presente con umiltà e pazienza
«È difficile trovare parole giuste quando il mondo va in pezzi, di fronte alle atrocità che accadono nel mondo, da Gaza all’Ucraina, al Congo al Sudan», ha esordito Francesco Mazzucotelli, direttore scientifico della manifestazione. «Il kintsugi è una pratica difficile, che richiede tempo, pazienza e umiltà; queste ultime due doti non comuni nei nostri tempi. Ed è proprio questo l’approccio mentale che vorremmo trasmettere con questa edizione di Molte Fedi sotto lo stesso cielo: la necessità di prendersi del tempo, di armarsi di umiltà per capire come possiamo mettere insieme i pezzi».
Un approccio, spiega ancora Mazzucotelli, che rifugge sia da una visione disfattista della realtà, secondo la quale ormai non c’è più niente da fare, sia dalla tendenza «forse ancora più subdola» di darsi una pacca sulla spalla e dirsi, con frasi fintamente consolatorie che «va tutto bene».
Se nelle edizioni precedenti la manifestazione ha portato all’attenzione del pubblico bergamasco una grammatica delle fedi, per questa edizione è stata invece scelta una grammatica dei conflitti con l’obiettivo non solo di parlare delle guerre a livello internazionale, ma anche di «capire i meccanismi relazionali che stanno alla base dei conflitti, in termini sia riparativi che adattivi». «Sono temi difficili, controversi e faticosi, – conclude Mazzucotelli – ma proprio per questo dobbiamo parlarne».
Ripartire dalle fratture

Sull’importanza dell’affrontare la complessità si è soffermata a lungo anche la sindaca Carnevali che, nel suo intervento, ha ribadito come la rassegna, in questi diciassette anni, sia diventata un punto fermo della vita culturale e civile della città.
«È quanto mai importante nel mondo di oggi continuare ad avere strumenti per comprenderlo al meglio, e Molte Fedi risponde a un desiderio e una sete di conoscenza che, pur nella fatica di un mondo che si sgretola, è forte e presente. E lo vediamo nella grande partecipazione a questo tipo di manifestazioni».
La sindaca ha rimarcato la forza del messaggio della rassegna che al titolo “Crash!”, parola che evoca scontro, crisi e rottura, contrappone il verbo “ricominciare”, nel sottotitolo: «Dobbiamo ripartire dalle fratture, anche quelle sociali e delle nostre comunità. Proprio come nella tecnica del kintsugi, dobbiamo ricomporle senza rimuoverle, perché anche quando il mondo sta andando in frantumi possiamo cercare insieme un modo di ricominciare».
Ricordando le difficoltà del presente « segnato da profonde fratture, guerre, diseguaglianze, crisi ambientali, polarizzazioni sociali», Serra ricorda come il kintsugi non sia una pratica di artigianato individuale, ma collettiva. Proprio come Molte Fedi, che «crea spazi di incontro, ascolto e confronto, sempre rispettosi delle differenze», ha una vocazione corale e comunitaria.
Una rassegna sempre in movimento
Molte Fedi, arrivando al suo diciottesimo anno, ha «raggiunto la maggiore età – scherza Simone Pezzotta di Acli Bergamo -, e proprio per questo abbiamo voluto creare degli spazi che potessero offrire modi diversi di esplorare il mondo e di fruire della cultura».
L’edizione 2025, che si aprirà lunedì 8 settembre con il dialogo tra Paola Caridi e il cardinal Zuppi dal titolo La pace si fa coi cattivi?, oltre ai numerosi incontri, talk e film, propone anche dei format interattivi, tra cui un laboratorio di teatro partecipato, momenti di meditazione e uno speed date con un’apericena in cui raccontarsi, scoprire e riscoprire le culture che ci appartengono, metterle a confronto con quelle di altre persone per un arricchimento reciproco.
Tra gli eventi imperdibili, un viaggio nella letteratura russa con il professor Paolo Nori, l’incontro con la giornalista Cecilia Sala e quello con la scrittrice palestinese Adania Shabli, quello con Nicola Lagioia su guerra e letteratura, quello con la sociologa Francesca Coin sulle condizioni di lavoro e quello con lo scrittore iraniano Kader Abdolah. Tutti gli eventi sono prenotabili dal sito della rassegna, dove è possibile anche consultare il programma completo.