Quanto pesa la maglia di Inzaghi Il flop dei numeri 9 inguaia il Milan
Il calcio è bello anche per le leggende che fa nascere. Il pallone, per i non appassionati, spesso è solo una questione di muscoli e milioni, il contrario per chi è innamorato del football e della magia che porta con sé. Che spesso si trasforma in cabala e stregoneria, con maledizioni di vario tipo. Le coincidenze spesso sono davvero troppo perfette per essere solo un caso. Negli ultimi anni, un particolare sortilegio sembra essersi aggrappato alla maglia numero 9 del Milan. Dopo l’addio di uno dei più grandi 9 della storia del club rossonero, Pippo Inzaghi, ricevere in eredità questa casacca significa andare incontro a fallimento certo. In meno di quattro anni sono già cinque le vittime illustri di questa sfortuna, una sorta di lascito al veleno del tarantolato centravanti.
Le imprese di Pippo. Per 11 anni al Milan Inzaghi ha incarnato l’essenza del centravanti ideale: un calciatore che «deve essere nato in fuorigioco» secondo Sir Alex Ferguson. Tutti sanno le imprese compiute dal mitico Pippo: la pioggia di reti, i gol con qualsiasi parte del corpo, l’istinto killer nonostante i limiti tecnici. In Europa si è sempre galvanizzato; con 70 reti è il quarto miglior marcatore nelle competizioni UEFA, dietro a tre mostri come Cristiano Ronaldo, Messi e Raúl. Anno di grazia fu il 2007, quando il bomber segnò in tutte e tre le finali giocate dal Milan, tutte vinte. Divenne in quell’occasione l’unico giocatore ad aver segnato in tutte le competizioni internazionali per club. Nel 2012 si ritirò, segnando un gol durante la sua ultima partita, contro il Novara a San Siro. Parlando di coincidenze magiche, nel medesimo pomeriggio Alessandro Del Piero segnò il suo ultimo gol con la maglia della Juventus.
Il sortilegio della maglia. Evidentemente durante quell’ultima partita Inzaghi infuse una sorta di maledizione su quella casacca tanto amata e onorata negli anni. I suoi successori hanno infatti incontrato solo delusioni portando quel numero tanto pesante. La cabala è particolarmente precisa ed efficace, dato che ognuno di loro ha lasciato il Milan dopo solamente sei mesi di militanza con quel numero. Alexandre Pato, Alessandro Matri, Fernando Torres, Mattia Destro e, dulcis in fundo, persino Luiz Adriano, in predicato di passare ad un club cinese. Tutti hanno fallito clamorosamente, nonostante le loro qualità, indubbie per quanto mai al livello di Superpippo.
2012/13: Alexandre Pato. Arrivò nell’estate 2007 come il nuovo fenomeno brasiliano. Iniziò a giocare nel gennaio 2008, battezzando l’esordio con un bel gol contro il Napoli. Negli anni seguenti mantenne una media gol decisamente alta, vista anche la giovane età: 59 gol nei primi tre anni e mezzo. Sembrava che il Milan avesse trovato l’erede di Shevchenko, un nuovo fenomenale numero 7. Dopo un anno quasi senza giocare per gli infortuni, nell’estate 2012 Pato commise l’errore fatale: decise di prendersi la numero 9, lasciata libera dal ritirato Inzaghi. Non l’avesse mai fatto: ad agosto si infortunò nuovamente, segnò il primo gol solo a novembre e fu poi ceduto a gennaio. Carriera ridimensionata.
2013/14: Alessandro Matri. Dopo sei mesi tranquilli, il crudele numero 9 trovò la sua nuova vittima nel centravanti acquistato ad agosto dal club: Matri. Il giocatore, pupillo del tecnico Allegri, scelse a cuor leggero la maglia di Pippo. Fallimento totale. Dopo diverse buone stagioni col Cagliari e la Juventus di Conte, Alessandro toccò il fondo assoluto della sua carriera in quei mesi, in cui andò in rete soltanto una volta. A gennaio si arrese, rifugiandosi alla Fiorentina.
2014/15: Fernando Torres e Mattia Destro. Nella stagione in cui Inzaghi allenò la sua ex squadra, la numero 9 non poteva che fare gli straordinari. Due diversi attaccanti, due fallimenti parimenti gravi. Torres, come Matri, strappò una sola marcatura alla tremenda maglia: venduto all’Atletico Madrid a gennaio, mise a segno una doppietta in un derby di Coppa pochi giorni dopo il trasferimento. Prese il suo posto Mattia Destro: attaccante giovane e forte, lungamente corteggiato da Galliani nelle settimane del mercato di riparazione. Per tutti i commentatori il Milan aveva trovato il suo centravanti del futuro: ma la numero 9 la pensava diversamente. Dopo un discreto inizio, proprio Inzaghi, da allenatore, iniziò a lasciarlo in panchina sempre più spesso, preferendo giocare con Menez prima punta. A fine stagione Destro poteva vantare solo tre segnature: addio riscatto. Singolare come sia per Torres che per Destro il primo gol col Milan sia arrivato sempre contro l'Empoli, avversario "affondato" pure dal numero "9" del 2015/16, Luiz Adriano.
2015/16: Luiz Adriano. Ormai parliamo di fatti recenti. La scorsa estate il club di Milano ha acquistato Luiz Adriano dallo Shakhtar: un nuovo numero 9 che sembrava offrire discrete garanzie di rendimento. Dopo alcune partite da titolare condite da qualche gol, Adriano è tuttavia finito sempre più spesso in panchina, venendo scavalcato nelle gerarchie da Niang e Cerci. A metà stagione le reti in campionato sono solo 3 e il Milan ha deciso di venderlo. Ma questa volta il rendimento mediocre non è il motivo principale. Pare infatti che un club cinese, lo Jiangsu Sunyng, abbia offerto tra i 12 e i 15 milioni per il suo cartellino. Scommettiamo che Galliani, dopo le spese folli di sei mesi fa, porterebbe il giocatore in Cina anche in braccio pur di recuperare qualche milioncino. Anche sta volta la numero 9 maledetta ha fatto il suo dovere. Chissà chi saprà sciogliere questo sortilegio così duraturo.