Guitar hero

Robben Ford, ritorno al Druso per una leggenda della chitarra

Robben Ford, ritorno al Druso per una leggenda della chitarra
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La Fender gli ha costruito una sei corde col suo nome, la rivista “Musician” lo ha inserito tra i cento chitarristi più influenti del '900. Venerdì 23 novembre torna al Druso di Ranica Robben Ford. Capace di brillare nel blues come nel rock, nel jazz come nella fusion, californiano, ha iniziato la sua carriera nei primi anni '70 e, in seguito, è stato tra i fondatori degli Yellowjackets. Diversi grandi della musica lo hanno voluto sul palco o in studio: Miles Davis, George Harrison, Joni Mitchell, Dizzie Gillespie e Barbra Streisand, giusto per dare un'idea di quanto sia stimato. Il tour italiano serve per presentare il suo ventesimo album, dal titolo “Purple House” dove ha chiamato per una collaborazione artisti di rango, come la cantante blues Shemekia Copeland, il cantante dei Natchez Travis McCready e la band del Mississippi Bishop Gunn. Il biglietto in cassa costa 35 euro, ma 30 euro in prevendita (su mailticket.it).

 

 

Il suo stile è inconfondibile, la sua eleganza straordinaria, la sua creatività inarrestabile. «Non saprei dire cos’è che mi spinge – ha detto a Ernesto Assante, larepubblica.it - spesso è stato il caso, altrettanto spesso la voglia di fare qualcosa di diverso. Era così all’inizio, continua ad essere così, ho sempre pensato che fare la stessa cosa troppo a lungo sia terribile. Fare cose nuove è un modo per sentirmi vivo e creativo. Ma non credo di essere un esploratore, non cerco cose nuove e quindi mi appassiono, piuttosto il contrario, trovo qualcosa di interessante e mi eccito, mi spingo a vedere dove mi può portare. È la curiosità, insomma, il mio motore creativo».
La musica di oggi non lo stimola particolarmente, ammette, anche se ha apprezzato gli Alabama Shakes, con cui lavora un produttore piuttosto underground, Blake Mills, che dosa con equilibrio vecchie tecniche di produzione e nuove influenze. Resta innamorato, chiaro della chitarra, «strumento estremamente versatile. La tromba o il sassofono ad esempio consentono variazioni riconoscibili ma restano nello stesso ambito, mentre la chitarra ha una marea di suoni possibili. E poi è uno strumento con il quale hai un rapporto fisico importante, è molto tattile, diventa parte di te stesso». Nel suo futuro vede la produzione. «Amo lavorare in studio, tutto quello che puoi fare in uno studio di registrazione oggi è assolutamente incredibile, è uno strumento fantastico per fare musica, sia per uno strumentista che per un songwriter, puoi davvero arrivare a far suonare la tua musica come hai sempre sognato. È nello studio che tutto accade. Quindi cercherò di imparare e di produrre».

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