Roma l’abbiamo già conquistata

È iniziata con la sensazione che sarebbe bastato non perdere, è finita con una vittoria che ha scatenato la passione travolgente di un popolo che sogna a occhi aperti, si commuove a ogni titolo dei giornali e adesso non si nasconde più: l’Atalanta stramerita di andare in Champions League. Senza se e senza ma, perché gioca meglio di tutte le altre squadre e non smette mai di attaccare gli avversari a tutto campo. Si gioca davvero per vincere tutto.












Sessanta al seguito nella grandezza dell’Olimpico. Prima del trionfo, giusto sottolineare la trasferta di chi a Roma, nel mese di maggio, ci andrà due volte. Nel settore ospiti dello stadio Olimpico sono arrivati in circa sessanta, praticamente tutti con macchine e van per seguire la Dea nel giorno del divieto di partecipare alla trasferta per i non possessori di Dea Card. La partenza è fissata da Bergamo intorno alle 6 del mattino, dalle foto che arrivano via WhatsApp si capisce subito come tutto scorra senza problemi e alla fine l’arrivo allo stadio è completato intorno a mezzogiorno. Oltre agli applausi per chi accompagna la Dea anche in questa prima domenica di maggio (che sembra più la classica giornata di fine novembre), un dato significativo per tutti: arrivare nella capitale in auto non è affatto proibitivo, nel giro di sei, sette ore si arriva a destinazione e si parcheggia comodamente in zona stadio. Certo, per la finale di Coppa Italia è più complicato fare previsioni visto il grande numero di tifosi al seguito dell'Atalanta, ma se il traffico può aumentare è certo che i chilometri non cambiano. Quindi si può fare.
La partita: prima sotto, poi grande vittoria. Con i pochi presenti allo stadio e i tantissimi davanti alla tv, la partita inizia con il solito gol degli altri firmato da Parolo, ma ciò che ormai è acclarato è che prima o poi l’Atalanta segna. Con chi, in che modo e a che minuto è solo da scoprire, ma succede sempre così. Con il passare dei minuti, i nerazzurri alzano il baricentro e mettono alle corde la Lazio, Zapata pareggia i conti e pochi minuti più tardi Ilicic si conferma non in grande giornata e scaraventa sul fondo il pallone del 2-1. Al riposo è 1-1, la squadra è in piena corsa per il risultato pieno e ancora Ilicic in avvio di ripresa sfiora la rete solo davanti a Strakosha, ma l’estremo laziale dice di no. I minuti passano, il cielo si copre e lo sparuto spicchio nerazzurro nella maestosità dell’Olimpico cerca di aumentare i decibel per dare una mano alla squadra. Il Papu mette sui piedi di Castagne il 2-1, poi Wallace pressato da Djimsiti insacca il 3-1 che chiude i conti e l’apoteosi orobica si impossessa prima dello stadio e poi di Zingonia con migliaia di tifosi che iniziano a darsi appuntamento al Centro Bortolotti.
























Il tam-tam: tutti a Zingonia! Poco dopo il fischio finale, il tam-tam è partito dai social e nel breve volgere di una mezz’ora ci ha pensato “Sostieni la Curva”, pagina ufficiale dei ragazzi della Pisani, a confermare l’appuntamento: «Ennesima partita da "PAZZA DEA". Accogliamo la squadra a Zingonia alle 20. CONTINUIAMO A SOGNARE! PASSIAMO PAROLA». Nessun blocco a Orio in aeroporto dunque, ma tutti a Zingonia davanti al Centro Bortolotti, Corso Europa (incredibile la coincidenza del nome con i sogni di gloria) in poco tempo si trasforma nel cuore pulsante del mondo atalantino e alle 19.30 c’è già il pienone. La squadra si imbarca tardi a Fiumicino (19.40) ma il freddo pungente della serata orobica viene superato senza grossi problemi grazie al calore umano del popolo atalantino che scende in strada e quasi non ci crede. Minuto dopo minuto la strada è invasa, le forze dell’ordine bloccano le auto nei due sensi di marcia scegliendo un percorso alternativo e quando alle 21.08 spunta il bus dalla rotonda inizia una di quelle dimostrazioni d’amore che si possono solo ammirare.
L’abbraccio al gruppo, che roba meravigliosa. Striscioni e bandiere si alzano, il bus viene quasi stritolato dall’abbraccio della gente e quando i fuochi d’artificio iniziano è quasi un delirio collettivo. Tutto dura pochi minuti, ci sono uomini, donne e bambini quasi alle lacrime e grazie al cordone degli ultras dopo pochi istanti succede qualcosa che diventa difficile pure raccontare: la porta del bus si apre, uno a uno scendono i protagonisti di questa fantastica squadra e vengono abbracciati da tutti. Passo dopo passo, Gasperini e i suoi ragazzi percorrono a piedi i circa cinquanta metri che dividono la strada principale dal cancellone del Centro Bortolotti, il numero di mani che si allungano per accarezzare quelli che in campo sembrano supereroi non si riesce nemmeno a immaginare ma, statene certi, tutti i componenti della squadra hanno nitidamente avvertito le vibrazioni positive di chi in una sera di inizio maggio è arrivato a Zingonia per dimostrare quanto bene vuole a questa squadra.