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Noi siamo sempre con voi e non vi lasceremo mai

Noi siamo sempre con voi e non vi lasceremo mai
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Il cuore enorme dei tifosi orobici anche questa volta non si è fermato ma la partita della riscossa è andata male. Chi non conosce l’ambiente atalantino potrebbe pensare a qualche fischio e un clima di protesta, invece è finita con applausi per tutti e un coro che deve far riflettere. «Siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai» non è l’urlo di rabbia di chi è nero per la sconfitta ma cerca di farsi vedere azzurro per spingere i giocatori. Pesate le parole, sono l’essenza di chi vive l’Atalanta in ogni istante. Sempre e comunque.

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Il pre-partita: tanta incredulità e poca voglia di sorridere. L’arrivo allo stadio, alle 19, è un calvario. Ogni faccia che si incontra ha dipinta la stessa domanda: perché?. Qualche battuta, la voglia di andare avanti e subito l’occhio cade sulle tribune: sono tutte piene. Alla fine la conta ufficiale dirà oltre 17.700 spettatori che, per una gara con il Cagliari, sono qualcosa di sensazionale: se considerate che duemila posti sono riservati agli ospiti e che solo un centinaio erano occupati, i conti sono presto fatti... Tra i colleghi in sala stampa c’è chi non ha partecipato alla trasferta di Copenaghen e chiede com’è stato, ci sono quelli dei media nazionali che avrebbero voluto esserci e poi ci sono anche amici sardi che li riconosci subito, con lo sguardo un po' così, consapevoli di trovarsi in mezzo tra l’Atalanta e il suo piccolo dramma sportivo e una voglia di rivalsa che cozza contro i sogni di classifica. Alberto, collega di Cagliari che segue ovunque i rossoblù, prova a capire come siano potute finire 0-0 due gare così. Non sapere la risposta giusta non è piacevole.

La gara: striscioni, applausi, abbracci. “Girare l’Europa ha riempito il cuore di un’intera città, non smettiamo di sognare. Insieme riconquistiamola”: questo è lo striscione della Nord che accoglie le squadre al centro del campo. Fin dal riscaldamento partono applausi spontanei verso i giocatori ma è al momento in cui la Dea è schierata davanti alla tribuna che si capisce fino in fondo che spirito alimenta i tifosi orobici. Lo speaker legge lo striscione e aggiunge un altro messaggio di ringraziamento, lo stadio applaude in ogni ordine di posto e le due curve fanno addirittura qualcosa in più: nonostante si giochi con il Cagliari e sia la seconda giornata, sia in Pisani che in Morosini i tifosi danno vita a due belle coreografie. Il profilo di Città Alta già mostrato prima di Atalanta-Apollon Limassol l’anno scorso campeggia da una parte, l’effige della Dea con scritto sotto “Finchè Vivrò” dalla parte opposta, per un messaggio d’amore totale ed emozionato che ha colpito subito tutti quanti, da capitan Masiello fino all’ultimo raccattapalle.

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La sconfitta e tutti i suoi risvolti. Nei 95' minuti di gioco, l’Atalanta fa poco per vincere e la sconfitta può starci. Non c’è stato tempo di prepararla e anche negli sguardi dei tifosi alla fine si vede quella rassegnazione che ti prende quando vorresti ma non puoi. «Adesso questo è il massimo che possiamo dare», sembrano dire i giocatori. Ciò che anima fischi e arrabbiature tra i tifosi di casa non è tanto la sconfitta quanto alcuni episodi che accadono nel secondo tempo con il direttore di gara Maresca protagonista negativo. Prima Castro (a terra per un infortunio e cinque secondi dopo pronto a uno scatto per prendere palla sorprendendo gli avversari), poi Pavoletti che rifila una gomitata a Masiello e ne combina altre tre o quattro per cui non viene manco ammonito; poi Ionita che colpisce Masiello e Adnan e viene solo ripreso con un giallo; poi, ancora, Srna, Barella, Faragò... Ma ci fermiamo qui. Va bene che l’Atalanta adesso è una grande, ma prendere tutti per il naso con atteggiamenti di questo tipo è deprimente. Tanto quanto la gestione del direttore di gara.

Il saluto e un messaggio chiaro: ripartiamo! Al fischio finale, i giocatori nerazzurri si trovano cornuti e mazziati vista la prima sconfitta stagionale, che rappresenta la seconda grande delusione in pochi giorni. Il giro di campo di saluto questa volta coinvolge anche Freuler, Masiello e molti altri, segno evidente di come la voglia di abbracciare i tifosi che hanno dato una mano per tutta la gara è ai massimi livelli. Abbiamo bisogno di un reset, è evidente. Però all’uscita dal campo parte spontaneo il messaggio per il futuro: «Siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai» è una professione di fede. Quella nerazzurra, in queste situazioni, viene messa a dura prova ma non può in alcun modo essere scalfita.

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