Sessanta foto di 200 atalantini

In una trasferta così, ci sono talmente tante piccole grandi cose che uno si porta dentro che servirebbe un libro per raccontarle tutte. Non stiamo esagerando, andare a Benevento di mercoledì sera per vedere l’Atalanta è una roba che non ha nessuna logica. Nessuna. Nell’era delle televisioni, ancora meno. Eppure duecento e passa autentici matti l’hanno fatto: qualcuno in aereo, la gran parte in macchina o van per sostenere la Dea anche in uno dei campi più sperduti della Serie A. «La trasferta più bella della stagione», ha detto qualcuno sulla strada del ritorno. Sentire queste parole nell’annata in cui abbiamo visto (e vissuto) stadi come quello di Lione e Liverpool, be', non ha prezzo.
















L’arrivo a Benevento tra macchine e aerei. Benevento si trova a circa settanta chilometri da Napoli, nelle vicinanze c’è Avellino dove il calcio della massima serie ha fatto tappa molto più spesso, ma la curiosità di vedere da vicino il Vigorito per sostenere la Dea ha mosso ugualmente oltre duecento tifosi da Bergamo. Il volo del mattino da Orio a Napoli ne ha portati una decina, il grosso si è mosso in auto o van e a bordo c’era di tutto: ultras, Club Amici e Chei de la Coriera, ma anche alcuni tifosi austriaci che hanno deciso di non mancare. I ragazzi di “Chei de la Coriera”, come sempre in questi casi, hanno optato per la sosta pranzo sul tragitto e per l’occasione sono tornati a Torrice (Frosinone) da Sestilio. Le immagini parlano da sole, la convivialità e la voglia di stare insieme ha superato le otto ore di macchina già nelle gambe e prima di raggiungere Benevento è stato importante rifocillarsi in Ciociaria. Chi ha scelto l’aereo, appena dopo il pranzo ha deciso di puntare dritto al Vigorito, anche perché non sapendo quasi nulla dell’impianto beneventano era fondamentale muoversi per tempo.
Lo stadio: profumo di calcio antico per gli “atalantesi”. Il Ciro Vigorito di Benevento è appena fuori dal grande raccordo stradale che collega il centro del Sannio con l’autostrada A16. I parcheggi sono presidiati ma ricavati in alcune zone limitrofe che normalmente non sarebbero adibite a questo scopo; fin dalle 16 all’esterno dell'impianto c’erano tantissimi bambini e sostenitori di casa che hanno raggiunto la zona con i bus in partenza da vari punti della città. Il tema della strega (simbolo della formazione), all’esterno come all’interno, è ricorrente, ma il sorriso più grande lo hanno strappato i bambini del posto, simpaticissimi. Chi ha seguito la gara in Tribuna grazie a un paio di biglietti omaggio raccontava di come i piccoli tifosi del Benevento chiamassero quelli nerazzurri «gli atalantesi». La spinta sonora dei padroni di casa è stata importante ma anche tamburi e megafoni “made in Bergamo” hanno fatto il loro mestiere suscitando ammirazione e rispetto da parte di chi sedeva sulle tribune limitrofe. Nel settore ospiti, i duecento orobici al seguito hanno visto la partita su semplici gradoni di cemento e tra di loro c'era di tutto: grandi e piccini nel segno della Dea, con anche due bimbi alla prima trasferta, che al fischio finale hanno pure preso due maglie.




























La partita: il giro di campo e il saluto finale. Del 3-0 maturato in campo si è già detto e scritto tutto: Freuler e Barrow insieme a Gomez hanno sancito il successo rotondo e meritato della Dea ma ci sono due immagini che, solo chi era a Benevento, ha visto e vissuto in prima persona. Nell’intervallo, i bambini della scuola calcio della formazione di casa hanno fatto il giro di campo per salutare tutti: al momento di passare sotto il settore ospiti anche i tifosi orobici li hanno applauditi e dal campo gli stessi bambini hanno risposto. Un’immagine bellissima. Al fischio finale invece, mentre gli ospiti andavano sotto il settore nerazzurro per omaggiare con qualche maglia i tifosi ed esultare per il rotondo 3-0, la curva di casa ha chiamato tutta la squadra sotto il proprio settore e per una quindicina di minuti buoni i giocatori sono stati applauditi, sostenuti e ringraziati. Il Benevento sarà retrocesso matematicamente già domenica prossima, eppure l’orgoglio di un popolo che quest’anno ha visto da vicino pure Higuain (chi lo ha raccontato, nel prepartita, aveva quasi le lacrime agli occhi) è qualcosa che assomiglia tantissimo al nostro modo (orobico) di intendere il calcio.
















Il rientro: le corse per l’aereo e la macchinata infinita. Dopo una vittoria così e con i risultati delle altre che alla fine hanno davvero detto bene alla Dea, il viaggio di ritorno è sembrato un po’ meno pesante. Chi vi scrive, insieme a due amici, ha fatto Benevento-Napoli praticamente in corsia di sorpasso riuscendo a prendere l’ultimo aereo Ryanair della giornata; la squadra è partita in charter poco dopo e a mezzanotte i giocatori erano già a Zingonia, ma l’impresa vera l’hanno fatta quei matti che sono tornati in macchina. Tra le 6.30 e le 7.30 di questa mattina, i sostenitori nerazzurri al seguito dei ragazzi hanno fatto rientro a Bergamo e molti di loro si sono subito presentati al lavoro. «Dov’è l’Atalanta siamo noi», recitava un vecchio striscione: la sensazione è che, se dovessimo andare in Europa passando dai turni eliminatori da giocare ad agosto, nell’Europa meno conosciuta ci sarebbe comunque una grandissima partecipazione.